mercoledì, 24 Aprile 2024

Guerra in Ucraina, Fitch: “Mosca sull’orlo del default”. Fuga dalla Russia: via McDonald’s Ikea Coca Cola e Ferrari

Tra gli effetti collaterali del conflitto anche le ricadute sul piano economico. Il rublo è in discesa verticale, Fitch declassa la Russia per un "default imminente". Le quotazioni del greggio continuano a salire e molte aziende chiudono i loro rapporti con Mosca.

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Il conflitto tra Russia Ucraina porta con sé conseguenze non solo umanitarie, ma anche economiche. Nei giorni scorsi il rublo, è crollato a picco dopo le sanzioni imposte dall’Unione Europea nei confronti di Mosca Minsk. È invece di questa mattina, 9 marzo, la notizia secondo per cui Fitch ha declassato il rating sovrano della Russia da “B” a “C”, sostenendo che un default del debito è imminente. L’agenzia aveva già classificato il livello del debito a lungo termine del Paese nella categoria di quelli a rischio default all’inizio di marzo. Fitch ha poi deciso di declassarlo ulteriormente alla luce dell’ulteriore “inasprimento delle sanzioni e delle proposte che potrebbero limitare il commercio di energia, aumentano le probabilità di una risposta politica da parte della Russia che includa almeno il mancato pagamento selettivo dei suoi obblighi di debito sovrano”, viene evidenziato nel report.

Banche europee in crescita, discesa verticale per il rublo

In apertura delle contrattazioni a Mosca, il rublo ha perso più del 7% sul dollaro rispetto alla chiusura di venerdì scorso. Per un dollaro occorrono 113,88 rubli. Nei confronti dell’euro, invece, il rublo ha aperto a 120,5 per poi toccare un minimo storico a 127,4. L’euro apre in rialzo a 1,09 dollari e risale dal minimo da maggio 2020 raggiunto lunedì, a 1,08 dollari. Invece, sul fronte dei titoli di Stato, l’apertura dello spread tra Btp decennali e Bund tedeschi si è rivelata stabile. Il differenziale si attesta a 148,3 punti, mentre il rendimento del Buono italiano cala all’1,562%. Le banche europee prendono un po’ di respiro e aprono in positivo. Francoforte è la migliore e segna un +5%, leggermente dietro Parigi che sale del 4,7% cosi come Milano con il Ftse a 23.390 punti, con un aumento di cinque punti percentuali. Londra resta dietro e guadagna il 2%.

Borse asiatiche in calo, greggio in rialzo

Dopo un’apertura positiva, le borse asiatiche chiudono in peggioramento. Tokyo limita le perdite e si attesta a -0,27%. Shanghai cede il 3,05%, Shenzhen perde il 3,45%, mentre Hong Kong segna rosso per 2,85%. In rialzo i prezzi del greggio sui mercati asiatici, dopo il divieto da parte degli Stati Uniti all’importazione di petrolio russo. Anche il Regno Unito ha annunciato che abbandonerà le importazioni di petrolio e prodotti petroliferi russi entro la fine del 2022. Il Brent ha raggiunto una quotazione di 130,18 al barile, mentre il West Texas Intermediate (Wti) è in aumento dell’1,31% a 125,32 dollari al barile.

I rapporti tra Ue Russia sul gas non sono però ancora chiari. L’Unione Europea, infatti, ha chiarito che le fonti energetiche russe non sono messe completamente al bando, ma saranno ridotte dei 2/3 entro fine anno. I Paesi membri d’altronde, importano dalla Russia il 40% del fabbisogno energetico. È chiaro quindi che l’indipendenza energetica da Mosca dovrà essere graduale, così come la svolta in tal senso, per cui c’è voluta una guerra e ancora non basta.

Russia, aziende in fuga

Un altro fattore collaterale della guerra tra Mosca e Kiev, è la fuga delle grandi aziende dalla Russia dopo le sanzioni imposte dall’Occidente agli oligarchi del Paese. Tra chi ha preso provvedimenti dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, ci sono due grandi aziende di spedizione tramite container, Maersk e MSC. Hanno già fatto sapere che non accetteranno più ordini da e per la Russia. Stessa decisione anche da parte di Dhl, che ha sospeso i servizi di consegna. Mentre colossi petroliferi come Shell, Bp e TotalEnergies hanno chiuso i loro rapporti con Gazprom e Rosneft. 

Anche il comparto automobilistico ha preso provvedimenti dopo lo scoppio della guerra. Renault ha chiuso un impianto produttivo a Mosca, Volvo e Volkswagen non consegneranno macchine in Russia. E non finisce qui: Mazda ha bloccato le forniture e Ford ha sospeso le sue attività nel Paese. Decisioni drastiche anche da parte di Bmw, Harley Davidson e Ferrari. Menzione d’onore per aziende come Ikea, McDonald’s, Coca Cola, e altri colossi industriali che stanno chiudendo tutti i punti vendita in Russia.

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