venerdì, 19 Aprile 2024

Aziende “apri e chiudi”, maxi frode da 23 milioni di euro: 68 indagati. Imprenditore cinese ai domiciliari – VIDEO

Sono 68 i soggetti indagati, 57 le imprese scoperte. Ai domiciliari un imprenditore cinese, maestro del sistema “apri e chiudi” delle ditte per evadere le imposte, in debito con lo Stato di oltre 1,7 milioni di euro.

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L’ultima tranche dell’operazione “Domino” si è conclusa con l’arresto di un imprenditore cinese, indagato per diversi reati di natura fiscale. I militari della Guardia di Finanza di Senigallia (Ancona) hanno sequestrato preventivamente nella forma “per equivalente” una somma di denaro di oltre 1,7 milioni di euro. L’operazione andava avanti da mesi e ha permesso di individuare 68 soggetti che tentavano una frode ai danni dell’Erario e degli Enti previdenziali nel settore del confezionamento di prodotti tessili all’interno del distretto di Senigallia-Ostra-Mondolfo. L’attività per evadere il fisco era stata pianificata minuziosamente, infatti si era innescato il meccanismo “apri e chiudi”: il soggetto apriva un’impresa e subito dopo la “chiudeva” per raggirare ed evitare il pagamento delle imposte. Evasione accertata è pari a 23 milioni di euro, individuate circa 57 imprese.

Le indagini hanno condotto i finanzieri sulla pista dell’imprenditore cinese, operante nel settore del confezionamento di abbigliamento; a suo carico risulta la gestione di 5 diverse ditte in 5 anni, intestate a dei prestanome, sistematicamente chiuse per evadere il fisco, almeno secondo l’ipotesi accusatoria. I debiti a suo carico sono lievitati fino ad arrivare ad una somma complessiva pari a oltre 1,7 milioni di euro. Stando alle indagini, riusciva, a cadenza annuale, nel suo intento perché cessava l’attività di impresa che gestiva e la sostituiva con una nuova ditta, sempre nello stesso capannone, con gli stessi macchinari, clienti e fornitori ma era sulla carta intestata ad un’altra persona, di solito scelta fra le stesse già presenti nella ditta precedente.

I militari che hanno analizzato anche i flussi bancari, pari a oltre 5,2 milioni di euro, si sono insospettiti ed hanno avviato numerose perquisizioni durante la notte, per coglierli in flagranza, si sono trovati di fronte al confezionamento dei capi di abbigliamento ed hanno sequestrato autovetture, furgoni, copiosa documentazione extra-contabile e macchinari da cucire lasciati però in custodia giudiziaria dell’opificio. Durante queste perquisizioni, sono stati trovati anche 7 lavoratori in nero, ulteriore aggravante per l’imprenditore che riceverà una sanzione di massimo 76mila euro.

Dopo i primi sequestri, l’imprenditore avrebbe continuato con la sua attività illecita trasferendo la ditta in una sede diversa, in provincia di Pesaro-Urbino, sempre con la stessa modalità. Le indagini hanno portato alla luce come l’imprenditore riuscisse ad utilizzare i macchinari presenti nella vecchia sede della ditta, infatti sostituiva ed asportava dei pezzi importanti dai macchinari al fine di renderli inutilizzabili, per poi trasferirli nella nuova sede della ditta; risponderà per questo di violazione degli obblighi di custodia. Il GIP del Tribunale di Ancona ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari per l’imprenditore.

Ai 5 prestanome è toccato il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente di beni nella disponibilità degli stessi, per raggiungere la somma di 1,712 milioni di euro. La GdF ha sottoposto a sequestro le disponibilità finanziarie sui conti correnti dell’imprenditore, crediti presso terzi per 485mila euro; anche 1 appartamento situato al centro di Bologna, 2 autovetture, 2 furgoni e 133 macchinari per cucire. Anche i sequestri effettuati per i prestanome sono stati convalidati dal GIP.

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