sabato, 20 Aprile 2024

Donetsk e Luhansk, i cavalli di Troia di Putin

Putin ha deciso di giocarsi la carta del genocidio dei russofoni del Donbass da parte degli Ucraini. Nessuno, ormai, sottovaluta il rischio di un attacco. Gli Ucraini sono pronti a difendere il proprio Paese e Kiev.

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Da tempo la Duma, il Parlamento Russo, chiedeva a Putin di riconoscere formalmente le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, i due micro stati nati nel 2014 nel Donbass, nel sudest dell’Ucraina e sostenuti dalla Russia. Ma fino a ieri, 21 febbraio, Putin aveva dichiarato che non avrebbe assecondato le richieste della Duma. O almeno, non per ora. Poi, all’improvviso, ha deciso di giocarsi la carta del genocidio dei russofoni del Donbass da parte degli Ucraini. La guerra poteva essere evitata se l’Ucraina avesse accettato gli accordi di Minsk del 2014-15. Accordi che prevedevano il cessate il fuoco e il riassorbimento nell’Ucraina delle due regioni del Donetsk e Luhansk, ma con uno statuto speciale di autonomia. Ossia, con proprie forze di polizia e il proprio sistema giudiziario. Questi accordi non sono mai stati rinnegati, ma nemmeno rispettati, né mai pienamente attuati perché troppo favorevoli alla Russia.

Infatti, da sempre, le due regioni sono considerate come il cavallo di Troia con cui Mosca vorrebbe mantenere il controllo sull’Ucraina. La contro proposta di Kiev era quella di riconoscere loro dei poteri extra, ma non uno statuto speciale. Negando in questo modo al Cremlino di controllare i territori dell’Est e avere voce in capitolo negli affari ucraini. Riconoscere le due repubbliche secessioniste, infatti, avrebbe formalizzato la presenza militare Russa in Ucraina. E così è stato. Forti di avere le spalle coperte, i separatisti filorussi potrebbero ora mettere in pratica rivendicazioni sull’intero territorio delle province del Donetsk e Luhansk, comprese le città controllate direttamente dall’Ucraina.

Gli accordi di Minsk sono definitivamente decaduti. Kiev, se da un lato ha l’esercito Russo in casa, dall’altro si è liberata di un compromesso da sempre ritenuto ingiusto. Con l’annessione delle due repubbliche separatiste, Putin ha vinto una battaglia, ma ha anche perso. Infatti, la sovranità dell’Ucraina è stata violata e per il paese si aprono le porte per entrare nell’Alleanza Atlantica. Ora, l’attenzione si concentra sulla capitale dell’Ucraina. È ormai evidente che l’obiettivo della Russia è prendere il controllo dell’intero Stato. E, secondo gli strateghi, le unità militari schierate in Bielorussia basterebbero per arrivare alla presa di Kiev. Nessuno, ormai, sottovaluta il rischio di un attacco. Gli Ucraini sono pronti a difendere il proprio Paese e Kiev.

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