venerdì, 4 Ottobre 2024

Ucraina, timori della NATO per un possibile attacco. Putin apre al dialogo

Secondo l'intelligence Usa oggi è il giorno dell'attacco russo in Ucraina. Mosca ha annunciato il ritiro anche delle truppe dalla Crimea. Il dialogo resta la strada preferita da entrambe le parti.

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Due giorni fa l’intelligence americana ha indicato la data di oggi, 16 febbraio, come quella di un possibile attacco da parte della Russia contro l’Ucraina. Timori e preoccupazioni, fondanti o meno, che hanno portato il presidente Zelensky a decretare il 16 febbraio come Giornata dell’Unità Nazionale. Gli ultimi sviluppi, però, portano a pensare che i venti di guerra si siano raffreddati dato anche il ritiro delle truppe dal confine ucraino, annunciato ieri dal ministro degli esteri russo Serghei Lavrov.

La NATO resta in guardia

“Un attacco resta sempre possibile”. Il pensiero del presidente degli Stati Uniti Joe Biden è chiaro: non bisogna abbassare la guardia. Proprio per questo, oggi a Bruxelles si terrà una riunione dei ministri della difesa dell’Alleanza atlantica. Mentre il premier Mario Draghi si trova a Parigi da Macron e Luigi Di Maio domani volerà a Mosca. La confusione sotto il cielo sta lasciando spazio ad un clima disteso con alte probabilità di risoluzione diplomatica tra le parti. Vladimir Putin ha assicurato di non volere la guerra, mentre la NATO resta guardinga su una reale de-escalation sul terreno. Lo scetticismo occidentale è stato rafforzato dalla denuncia arrivata da Kiev, che ha segnalato un cyberattacco ai siti del ministero della Difesa e di due banche pubbliche. Ancora la scelta di una manovra da guerra ibrida con la probabile regia di Mosca.

Le richieste della Russia e la volontà della NATO

Il braccio di ferro resta un nodo difficile da sciogliere e Mosca ha espresso la volontà di un dialogo sulla sicurezza regionale. La Russia non vuole avere la NATO al confine, cosa che si materializzerebbe con l’ingresso dell’Ucraina nell’Organizzazione Atlantica. Ha anche chiesto alla NATO di cessare ogni attività militare nell’Europa orientale, accusandola di aver minato la sicurezza nella regione. Ma i leader occidentali hanno respinto queste richieste. Al Cremlino, sostengono, non può essere concesso un veto effettivo sulle decisioni di politica estera di Kiev e hanno difeso la “politica della porta aperta” della NATO, che garantisce a qualsiasi nazione europea il diritto di chiedere di aderire.

Un altro nodo da sciogliere è la questione riguardante le regioni di Donetsk e Lugansk a maggioranza russofona e autoproclamatesi repubbliche popolari indipendenti. Proprio ieri, 15 febbraio, la Duma, la camera bassa del parlamento russo, ha approvato una richiesta a Putin perché riconosca l’indipendenza delle due regioni. La Russia ha concesso la cittadinanza ad almeno 720mila persone nelle due aree, che si trovano nella regione del Donbass, dove i separatisti sostenuti dalla Russia combattono le forze ucraine dal 2014. Ma se Putin dovesse approvare la decisione e riconoscere le due regioni separatiste, violerebbe gli accordi con la NATO.

La NATO ha ancora ragione d’esistere?

“La data del 15 febbraio del 2022 entrerà nella Storia come il giorno del fallimento della propaganda di guerra da parte dell’Occidente. Svergognati e annientati senza sparare un colpo”. Si è espressa così Maria Zakharova, portavoce del ministero degli esteri, dopo l’annuncio del ritiro delle truppe schierate ai confini con l’Ucraina, mentre gli Stati Uniti prevedevano un attacco per oggi. L’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico è stata fondata nel 1949, all’indomani della seconda guerra mondiale.

L’alleanza faceva inizialmente parte di uno sforzo degli Stati Uniti e dei suoi alleati europei per scoraggiare qualsiasi espansione dell’allora Unione Sovietica (URSS) e ridurre la possibilità di conflitti nel vecchio continente incoraggiando una maggiore integrazione politica tra le sue potenze. Nei decenni successivi, la NATO ha costantemente ampliato la sua orbita, portando una fascia di stati dell’Europa centrale e orientale nei suoi ranghi dopo il crollo dell’URSS. Questo allargamento ha turbato Mosca, che è diffidente nei confronti dell’alleanza che si avvicina sempre più ai suoi confini. Il crollo dell’URSS ha portato molte sovrastrutture a cambiare pelle radicalmente, probabilmente l’inconsistenza dell’Occidente messa a nudo anche nella questione Afghanistan e in generale con l’esportazione della democrazia in Paesi culturalmente opposti, deve portare a delle riflessioni per rinnovare un’alleanza che ai Paesi europei non ha portato nulla negli ultimi anni, vedasi la crisi del gas degli ultimi mesi.