giovedì, 28 Marzo 2024

Bacia la collega senza consenso, lei lo denuncia: assolto perché non costituisce reato

È quanto successo nel 2016 ad una donna, all'epoca 30enne, che si occupava delle pulizie in alcuni container di un cantiere di operai, in zona Falchera, a Torino.

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Un bacio rubato alla collega mentre prendevano un caffè, durante la pausa dal lavoro. È quanto successo nel 2016 ad una donna, all’epoca 30enne, che si occupava delle pulizie in alcuni container di un cantiere di operai, in zona Falchera, a Torino. ll manutentore, Fabio B., che la donna conosceva, quel giorno davanti alla macchinetta del caffè, l’avrebbe afferrato da dietro, voltata e baciata contro la sua volontà. Questa la versione sempre sostenuta dalla vittima, che avrebbe mosso, assistita dal suo legale Sabrina Balzola, accuse di violenza sessuale nei confronti dell’uomo, un 46enne torinese. L’imputato non ha mai negato l’episodio, ma ha sempre dichiarato che quel bacio non solo fosse stato consenziente, ma che addirittura fosse stata lei per prima a baciarlo.

Tuttavia per il giudice “il fatto non costituisce reato”. Fabio B., che avrebbe dovuto scontare un anno di carcere secondo l’accusa, è stato così assolto alla fine di un breve processo dopo tuttavia sei anni dai fatti.

La donna a ridosso del processo avrebbe detto che “quel bacio l’aveva turbata profondamente al punto da chiedere di non lavorare più in quel posto e rimetterci economicamente” . “Mi ha strattonata e baciata, dicendomi anche ‘tu per me sei carinissima’” ha spiegato la donna davanti al giudice. “L’episodio può sembrare di poco rilievo ma quel bacio non era consenziente – ha affermato nella requisitoria la pm Fabiola D’Errico – lo stato d’animo e il disagio provato dalla donna dimostrano che lei l’ha vissuto come una violenza”. Per questi motivi la richiesta da parte del legale di condannare l’imputato a un anno per violenza sessuale.

“Il mio assistito ha da subito raccontato che si era creata una complicità con la donna in questi incontri alla macchinetta del caffè. Lei quel giorno per gioco gli aveva anche fatto lo sgambetto” ha detto il difensore del manutentore. Versione dei fatti a cui ha dato ragione il giudice Paolo Gallo, sostenendo la tesi del ragionevole dubbio.

 

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