giovedì, 18 Aprile 2024

Coltivava marijuana nella periferia di Livorno: sequestrato patrimonio immobiliare ad imprenditore

Le indagini dei finanzieri hanno portato ad individuare una villetta con annesso terreno, funzionale alla coltivazione, essicazione, confezionamento e stoccaggio di marijuana.

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Dopo l’arresto per traffico illecito di droga avvenuto nel settembre 2020, il Nucleo di Polizia economico- finanziaria di Livorno ha portato a termine gli accertamenti patrimoniali e reddituali per definire la posizione economica dell’indagato e degli altri componenti il nucleo familiare, risultati gestori di un ristorante. Le indagini sono partite quando i finanzieri hanno individuato nella periferia di Livorno una villetta con annesso terreno, funzionale alla coltivazione, essicazione, confezionamento e stoccaggio di marijuana. L’intera proprietà era adibita esclusivamente a laboratorio per la trasformazione dello stupefacente, che poteva contare addirittura su un impianto fotovoltaico per la produzione dell’energia elettrica necessaria alla coltivazione delle piante di cannabis. Oltre alle 704 piante di canapa indiana, furono sequestrati 8 chili e 600 grammi di marijuana, già pronti per la vendita.

Dopo la scoperta della proprietà, le Fiamme Gialle hanno indirizzato le indagini sugli ingenti guadagni per capire dove e come erano stati investiti i soldi dell’attività illecita, individuando i beni immobili acquistati con i proventi dell’attività. Stante l’evidente sproporzione tra redditi dichiarati e investimenti effettuati per il periodo 2017-2020, la Guardia di Finanza ha chiesto alla Procura della Repubblica di Livorno l’autorizzazione agli accertamenti bancari, che hanno evidenziato frequenti e ingiustificati versamenti di contante sui conti correnti di tutto il nucleo familiare dell’indagato e trasferimenti di denaro all’estero (nel Paese d’origine della convivente).

Così è stata avanzata una proposta di sequestro preventivo, finalizzata alla “confisca per sproporzione”, prevista dalla normativa sugli stupefacenti, che consente di confiscare il denaro, i beni o le altre utilità di cui l’indagato non può giustificare la provenienza. In ogni caso, in base alla legge, non si può giustificare la legittima provenienza dei beni, presupposto che il denaro utilizzato per acquistarli sia provento o reimpiego dell’evasione fiscale. In ragione delle evidenze acquisite, il GIP presso il Tribunale di Livorno ha emesso il decreto di sequestro preventivo (già eseguito) del villino nella disponibilità dell’indagato, fino all’importo della sproporzione accertata, pari a oltre 77.000 euro.

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