giovedì, 28 Marzo 2024

Istat, produzione a livelli precovid: +11,8%. Caro bollette e inflazione alimentano l’incertezza

Nel 2021 una crescita dell'11,8 % rispetto il 2020. Il caro energia, il rallentamento di dicembre e l'inflazione dei prezzi di gennaio, però, mostra una situazione di totale incertezza e instabilità.

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I dati Istat, relativi al 2021, hanno evidenziato una ripresa della produzione industriale rispetto al 2020. Secondo i dati raccolti, l’anno appena terminato ha chiuso con un +11,8% a fronte di una flessione dell’11,4% registrato nel 2020, primo anno della Pandemia. La crescita ha investito tutti i raggruppamenti industriali, soprattutto i mercati intermedi e i mercati strumentali. Questa ripresa, che fa eco ad una crescita sostenuta anche del PIL, si scontra con segnali meno positivi sullo scorcio finale. Un rallentamento osservato e analizzato bene da Paolo Gentiloni, commissario Ue all’economia, che nel corso di un’audizione al Parlamento Europeo ha detto: “La situazione economica appare meno benigna nel brevissimo termine a causa della variante Omicron, delle strozzature della catena dell’offerta globale, dell’aumento dei prezzi dell’energia. L’incertezza è molto alta e dobbiamo restare vigili per evitare di far andare la ripresa fuori rotta. Dobbiamo ancora affrontare i venti contrari”.

Il PNRR non può essere l’unica risposta

“L’aumento del costo dell’energia rischia di avere un costo totale l’anno prossimo superiore all’intero pacchetto del Pnrr. Quindi non è che il Pnrr ci ha messo al sicuro da tutto”. Così il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, intervenuto ad un tavolo di lavoro organizzato a Genova. Il tema del caro energia va a braccetto con l’inflazione dei prezzi di gennaio, registrata da Istat al 5,3%. Un aumento dei prezzi su base annua mai così alto negli ultimi 25 anni e un’impennata tra dicembre e gennaio che non si vedeva dal 1983. Gli aumenti legati al rincaro energetico, sempre secondo Istat, influiscono il doppio sui bilanci delle famiglie.

Le cifre snocciolate dal rapporto Istat disattendono le previsioni e risultano preoccupanti anche per le loro conseguenze economiche e sociali. La natura dell’inflazione è certamente dovuta alla crisi Covid e anche il board della Banca Centrale Europea ne sta discutendo da mesi. Nell’Eurozona i dati ci dicono che l’inflazione di gennaio è stata in media del 5,1%, mentre l’Italia che aveva chiuso l’anno sotto la media europea, ha chiuso il primo mese sopra la media con il 5,3%. Le previsioni dell’inflazione per il 2022 si attesterebbero sotto quel fatidico 2%, per la precisione 1,8%, obiettivo attorno al quale si muove la BCE. Il tempo, però, non sembra essere un alleato fedele e la distinzione tra il paniere energetico e alimentare rischia di diventare evanescente, dato che il rialzo investirà anche altri settori nei prossimi mesi.

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