venerdì, 19 Aprile 2024

“Verso il paradiso” di Hanya Yanagihara e la visione profetica sul Coronavirus

Una delle opere più ambiziose dell'autrice di "Una vita come tante", questa ambizione però ha creato molti dissapori.

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Il nuovo Guerra e Pace“, ecco come viene definito da una grande fetta di lettori il nuovo libro dell’autrice di “Una vita come tante“, Hanya Yanagihara. Il suo nuovo romanzo “Verso il paradiso“, seppur mantiene la pesantezza di un tomo non indifferente da digerire tocca temi scottanti, quali le diatribe etniche e razziali derivate dal colonialismo, il capitalismo della sorveglianza, il totalitarismo, la questione di genere e queer. Certo, tutte belle tematiche se non fosse che nessuno ha parlato in merito all’utilizzo della “N” word ripetuta nel suo romanzo. Scelta letteraria? Non ha cercato di usarla in modo improprio o dispregiativo? Una piccola variazione nella traduzione del libro? In ogni caso si punta il dito verso chiunque provi a pronunciare o scrivere questa parola, ma se si tratta di un futuro best seller ci si cuce la bocca.

Nonostante questa scivolata il libro presenta una struttura molto ambiziosa a tratti incomprensibile per difficoltà nel linguaggio e prolisse descrizioni. Il libro è diviso in tre macro aree a Washington Square Park nel Greenwich Village. Ci spostiamo da New York nel 1893, a Manhattan del 1993, concludendo il tutto con un futuro distopico (sono molti i parallelismi a Fahrenheit 451), Zona Otto nel 2093.

La prima parte sembrerebbe quella più facile, un piccolo gradino da salire per poi ritrovarsi faccia a faccia con una seconda parte più complessa. Ecco che ritroviamo lo stile e la tematica DOC dell’autrice, la malattia. Questa volta non viene nominata, potrebbe essere identificabile con l’AIDS. Da questo momento ritroviamo la forza prorompente delle emozioni su cui preme l’autrice come in “Una vita come tante”.

Parte più affascinante del libro, è sicuramente la terza, nonché anche la più estesa del romanzo. Zona Otto descrive una società futuristica/distopica devastata da una crisi pandemica, una situazione facilmente riconoscibile nell’attualità. In merito a questa coincidenza l’autrice stessa ha dichiarato che il libro era già in stesura nel 2016, ben prima della pandemia di Coronavirus. Una visione alquanto profetica.

Questo si tratta sicuramente di uno dei libri più ambiziosi prodotti nella sua carriera, questo però ha minato la possibilità di uniformare i giudizi ad un unico e grande “capolavoro”.

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