venerdì, 19 Aprile 2024

Checco, e se eri tu cosi?

Quello di Luca Medici, in arte Checco Zalone, a Sanremo è stato un flop per molti dei suoi fan e non solo. Che delusione assistere alla caduta di un talento nel pioeamedeismo.

Da non perdere

È triste doverlo dire, ma Checco Zalone ha fatto un mezzo fiasco. Invitato alla seconda puntata del Festival di Sanremo, Luca Pasquale Medici ha provato a rianimare la competizione canora più famosa d’Italia con la sua comicità. Peccato che sia inciampato – per non dire precipitato – nell’abisso del pioeamedeismo.

Quando Zalone prendeva per i fondelli l’italiano medio, l’ignorante pieno di pregiudizi del sud che voleva fare il milanese e, da ultimo, il borghese evasore che sognava fare i soldi sulla pelle degli altri in un continente in cui il colonialismo europeo ha fatto terra bruciata, c’è riuscito benissimo. I suoi personaggi brillavano perché intorno a loro esisteva un contesto preciso. I coprotagonisti dei suoi film aiutavano a far risaltare le brutture del venditore di aspirapolveri che sfugge alla Fido Fly o dell’imprenditore di Spinazzola; proprio grazie a loro, alla fine della favola, tutti i personaggi venivano presto demoliti portando in vita una persona nuova, consapevole. Peccato che sul palco di Sanremo, dove nel 2022 fa ridere scimmiottare un bacio gay o travestirsi da donna, fare tutto questo è stato impossibile.

Quando nel 2019 stava per uscire nelle sale Tolo Tolo, ultimo lavoro di Medici, tutta la frangia politica che usa magistralmente l’immigrazione come le nostre madri usavano la minaccia del collegio per spaventarci si è divertita canticchiando Immigrato, il brano promozionale in cui Zalone cantava dello straniero che chiedeva spicci spuntando in qualunque momento della giornata. Ma dopo aver visto il film, che si burlava di chi fino a qualche mese prima ne elogiava il regista, quelle stesse persone lo hanno additato come una sorta di traditore della patria.

Così non va

Detto questo, ipotizziamo che ieri l’intento fosse davvero quello di prendere per i fondelli l’italiano bigotto che predica bene e razzola male: non c’è riuscito. Per un semplice motivo: la satira è tale quando colpisce il più forte, non il più debole; e sai di aver affondato davvero quella nave solo quando tutti i suoi passeggeri si saranno offesi abbastanza da vedere uscire dalle loro orecchie lo stesso fumo dell’Ilva. Invece quei passeggeri si sono schierati tutti dalla parte di Luca Medici. Per un altrettanto semplice motivo: se non sei stato compreso, non hai fatto bene il tuo lavoro.

C’è poi la questione dello stereotipo. Prendere il personaggio di una donna straniera e trans e metterle i panni della cocotte non fa altro che alimentare il solito cliché che vuole tutte le transgender prostitute – magari anche abbastanza a buon mercato. Inoltre, una comicità di questo tipo (se tale si può definire) non può più funzionare in un Paese in cui le persone trans, spesso e volentieri, non riescono a trovare un lavoro che non sia il sex working solo perché hanno deciso di intraprendere il loro percorso di transizione.

Quindi, Zalone non solo ha fallito, ma si è anche burlato (in buona fede?) di una fascia marginalizzata della popolazione che solo nel 2021, oltre ad aver perso una battaglia per i diritti, ha visto morire, assassinate, alcune delle sue appartenenti. Tra ottobre 2020 e settembre 2021 sono state uccise 375 persone trans e non-binarie in tutto il mondo, di cui 5 accertate in Italia. Senza contare le violenze subite, molte delle quali mai denunciate.

Riprendendo le parole dello stand-up comedian Daniele Fabbri, “una performance comica che si occupa di temi sociali critici non si valuta solo in quanto tale, ma anche in base alla società in cui si manifesta”. E dopo la triste scenetta di ieri sera, forse è il caso che Luca Medici faccia un piccolo corso d’aggiornamento per non deludere più le aspettative del suo pubblico più affezionato.

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