venerdì, 19 Aprile 2024

“Quattro giorni e 60 euro per l’esito del tampone”: l’odissea di Daniele bloccato in casa senza poter lavorare

Oltre 90 ore di attesa per l'esito del tampone fatto al Drive-in dell'Ospedale Perrino di Brindisi, una giornata di lavoro persa, 40 euro di mancato guadagno e 20 spesi per un test nel laboratorio privato. A due anni dall'inizio della pandemia, la Sanità pubblica è ancora nel caos.

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“Mi avevano garantito che in massimo tre giorni avrei ricevuto il risultato del mio tampone effettuato al Drive-in, ne sono passati più di quattro e non ho saputo nulla. Per colpa di un sistema infognato ancora oggi, dopo due anni di covid, non sono potuto rientrare a lavoro perché nessuno è stato in grado di fornirmi l’esito di fine quarantena”. Daniele per quel ritardo ha perso un giorno di lavoro, 40 euro, che servono a far mangiare sua moglie e la loro bimba piccola, anche lei colpita dal coronavirus. Soldi persi colpa di un sistema non ancora in grado di gestire al meglio la situazione. E chissà quanti come lui, da mesi, si ritrovano ad aver perso qualcosa per negligenza e disorganizzazione altrui. I tamponi, in tutte le loro varianti, non hanno poi facilitato le cose, anzi. Così come la confusione nata dalle nuove regole per isolamento, quarantene, test fai da te, positivi e gestione di questi ultimi. Ma la costante risulta essere sempre la stessa: la poca chiarezza in ciò che si fa, apprezzabile e doveroso allo stesso tempo, ma che ha lasciato non poco trambusto nelle case degli italiani. E fin qui tutto risolvibile con pazienza e comprensione, ma quando entrano in gioco prese in giro e abuso di potere, e quando viene meno il lavoro, il sostentamento per la famiglia e un’attesa più lunga del dovuto non causata dal cittadino ma da chi, in questa pandemia, non riesce a garantire aiuto e supporto alle persone, allora non è più accettabile.

“Ho fatto il tampone dopo i dieci giorni di quarantena, giovedì 20 gennaio al Drive-in dell’Ospedale Perrino di Brindisi. Ho dovuto seguire questo protocollo perché stando in malattia, secondo le regole, dovevo passare per forza di lì. Quel giorno mi hanno rassicurato dicendo che entro 24 ore avrei avuto il risultato”. Esito mai arrivato, nonostante l’attesa infinita durata oltre il termine massimo delle 72 ore sbandierato dalla Asl. Il cellulare di Daniele per giorni non ha conosciuto nessun’altra applicazione se non “Puglia salute” e il codice fornitogli il giorno del tampone, tutto questo nonostante il week-end stesse per terminare, mentre il rientro a lavoro il lunedì fosse imminente. Il medico di famiglia, anche lui sovraccarico di richieste da accontentare, non è riuscito a dargli una risposta se non “purtroppo a me risulta ancora in corso, forse il tuo tampone, nel peggiore dei casi, si è perso”. Magari quella ipotesi, su un giovane ragazzo, non avrebbe avuto il peso che, in realtà, ha avuto su di lui: quei 40 euro gli avrebbero permesso di fare la spesa per la sua famiglia o pagare una bolletta. Non bisognerebbe mai sottovalutare il perché lui, o la gente come lui, richiede al più presto risposte, anche se questo a volte viene imputato come mancanza di rispetto verso chi lavora dall’altra parte. Probabilmente c’è chi lo pretende semplicemente per riappropriarsi di una libertà che questo virus ha tolto. Per saperne qualcosa, agli utenti viene consigliano di chiamare dei numeri che magari potrebbero fornire più risposte, peccato che siano linee attive solo dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 20.

La libertà e il lavoro, non conoscono però orari, tempi, scuse o giustificazioni. Per questo motivo domenica mattina Daniele chiede al suo medico se un tampone rapido in farmacia – viste le nuove regole introdotte – gli sarebbe valso come “fine quarantena” e quindi guarigione, senza possibili problemi con la Asl, l’Inps e la malattia sul lavoro. Alla risposta affermativa del dottore – nonostante fosse un giorno festivo – si mette in macchina ed inizia a girare per la città, cercando farmacie di turno. Delle uniche due aperte, una non segue questa prassi e l’altra è talmente piena di prenotazioni da non avere uno spazio libero per inserirlo, nonostante la necessità urgente  ben spiegata. Dalla Asl, intanto, l’esito dopo più di 80 ore ancora non arriva. A Daniele l’unica soluzione rimasta è non andare a lavoro il giorno dopo, ma in un laboratorio privato a fare il tampone e così fa lunedì mattina: : 40 euro di lavoro persi, 20 euro spesi per il test effettuato. Nel frattempo, “magicamente”, arriva una risposta dalla pagina Facebook della Asl locale a cui, giorni prima, aveva chiesto notizie in merito alla sua situazione. Il nuovo tampone effettuato dà esito negativo; dopo neanche un’ora arriva anche la risposta a quello fatto nel Drive-in il 20 gennaio, pure lui negativo. Peccato che ormai quei 20 euro sono andati. Neanche 60 minuti di distanza per rimpiangere un giorno di lavoro perso e quei soldi dati al laboratorio, l’unico chi c’ha guadagnato in tutta questa storia.

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