lunedì, 7 Ottobre 2024

“Storie d’amore con pioggia”: fisica, arte e letteratura sommerse dal diluvio musicale di Murubutu

Ogni volta che il professore di Reggio Emilia mette mano alla penna viene fuori un piccolo capolavoro artistico. Un microcosmo arcadico in cui rifugiarsi, nella temperie anticulturale del nostro tempo privo di epica.

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Totale. Non c’è aggettivo più adatto a descrivere la potenza ad un tempo artistica ed emotiva che sprigiona il nuovo capolavoro di Murubutu. L’album si intitola “Storie d’amore con pioggia” e il leitmotiv che ne accompagna la narrazione è appunto quello dell’acqua. Il rapper, ormai noto ai più per la composizione di altre perle come “Gli ammutinati del Bouncin”, “L’uomo che viaggiava nel vento”, “Tenebra è la notte” ed “Infernum”, ha scelto il tema della pioggia per raccontare la fluidità del nostro tempo e non solo. 

Ne è un esempio il testo di “Multiverso”. Appena accennato il riferimento all’instabilità e all’insicurezza di questi tempi in una delle strofe più magnetiche dell’intero album: “Tra mille varianti di mondi cangianti, fra cosmi e galassie, la sola costante sei te”. L’avrete capito. La canzone è una disincantata confessione d’amore, in cui non mancano i riferimenti letterari e artistici tipici della penna di Murubutu. In questo caso, nella miscela musicale accuratamente dosata dall’artista, vi finiscono la M-theory di Witten, la Madeleine de Proust, il paradosso del gatto di Schrodinger e il Paesaggio con Pioggia di Kandinskij. Tutti misuratamente collegati da un filo rosso che li tiene uniti, così come fa con tutto il resto dell’album.

Altrettanto coinvolgenti sono i versi del brano “Markus ed Ewa”, in cui si narra la storia d’amore tra due ragazzi, in un tempo, quello della guerra fredda, segnato dalla divisione e dal conflitto. Esemplare, in questo senso, il passo che meglio descrive il sentimento di scissione che caratterizza contemporaneamente la geografia del luogo e l’animo del giovane Markus: “Si spegne il suo sorriso che spezza in due il destino, e questa linea di confine spezza in due Berlino”. Nella seconda parte della composizione i due ragazzi, divisi dalla costruzione del muro, si ritrovano, a distanza di vent’anni dall’ultima volta. Increduli si riabbracciano, sommersi dalla stessa pioggia battente che li aveva visti dividersi tanto tempo prima.

Le rime di Murubutu, però, non sono rivolte soltanto alla storia contemporanea e ai possibili scenari distopici del futuro, ma si allungano a toccare con mano anche la cultura classica, quella romana in particolare. Nel brano “Legio XII fulminata”, il rapper racconta le vicende belliche della legione cesariana, protagonista degli scontri devastanti contro le popolazioni germaniche. Ancora una volta vi ricorre nel testo il tema centrale della pioggia, personificata, in questo caso, nell’immagine di Giove che scaglia le sue saette sulle teste dei legionari in battaglia.

Scherzosamente punzecchiato, in più di un’occasione, per le tante scene di morte presenti nei suoi testi, il rapper nei giorni scorsi si è lasciato andare ad una promessa: “Nel nuovo album non ci sarà neppure un morto”. Detto, fatto. In “Storie d’amore con pioggia” non vi è alcuna scomparsa. Vi è però un lutto. O meglio, la cicatrizzazione di un lutto. Nel brano “Temporale”, infatti, coadiuvato dall’ammaliante voce di Dia, Murubutu ci racconta la storia di Clara, e del suo ricongiungimento emotivo con il mare dopo la perdita di suo marito marinaio. “Temporale”, in un certo senso, è un po’ il prosieguo naturale de “I marinai tornano tardi”. Quest’ultimo brano si era concluso con l’immagine di una donna ferma ad aspettare, con gli occhi fissi sul porto, il ritorno del marito disperso, che si scoprirà essere morto durante una tempesta. Quella stessa donna nel nuovo pezzo ha un nome, e con esso la consapevolezza del lutto, finalmente accettato e reso tangibile dal rumore delle onde che ne accompagnano il superamento.

Ai mondi distopici descritti dal rapper, cui abbiamo in parte accennato, vi è infine quello della città della pioggia, messo in versi nelle due canzoni intitolate “Black Rain”. Vi si narrano le vicende di una metropoli divisa verticalmente, in cui i padroni vivono al di sopra di una coltre di nubi, e mantengono il controllo della città scaricando funesti nubifragi sulla popolazione sottomessa.

Ad ogni modo, qualunque sia il contesto storico o letterario in cui Murubutu ambienta le sue narrazioni, quel che è certo è che ogni volta che il professore di Reggio Emilia mette mano alla penna viene fuori un piccolo capolavoro artistico. Un microcosmo arcadico in cui rifugiarsi, nella temperie anticulturale del nostro tempo privo di epica.