martedì, 23 Aprile 2024

“Splendi come vita” di Maria Grazia Calandrone: l’amore (im)perfetto di una madre adottiva

“ Splendi come vita” il romanzo autobiografico di Maria Grazia Calandrone, un simbolo per le madri.

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Poetessa, attivista politica, conduttrice su Rai Radio 3 Italia, Maria Grazia Calandrone spiazza tutti con un romanzo autobiografico “Splendi come vita”, candidato al premio strega 2021. Pubblicato per Ponte alle Grazie, sulla copertina “Splendi come vita” si può vedere la foto della stessa autrice, poco più che neonata in braccio a sua madre adottiva, entrambe sorridenti.

La storia di Maria Grazia Calandrone è molto conosciuta, orfana di mamma Lucia è stata presa nelle materne cure di Consolazione.

Il libro, a detta anche della stessa autrice, è nato da un sogno, lo si può già notare dalla prima pagina. Mentre il romanzo prendeva forma, Maria Grazia Calandrone non si rendeva conto di star parlare di sé, della sua madre adottiva, consapevolezza che è arrivata solo in seguito, con l’aggiunta anche di immagini di articoli di giornale che andavano a documentare il suo abbandono su un prato in Villa Borghese da mamma Lucia, una giovane ragazza siciliana da cui era nata all’interno di una relazione clandestina con un uomo più grande di lei. Visto che all’epoca non esisteva il divorzio, l’abbandono era stata la sua unica via prima di decidere di suicidarsi assieme al padre buttandosi nel Tevere.

Una storia quasi alla Romeo e Giulietta che si spesa possa vedere la luce grazie alla penna di Maria Grazia Calandrone che sta scrivendo il nuovo libro proprio sulla mamma naturale.

Nel romanzo autobiografico non si trovano altro che fogli di giornale, quanto accaduto nel 1965 è pura cronaca, lasciata “ai giornalisti”.

Da poetessa a scrittrice il passo da fare è lungo, alcune abitudini di scrittura sono difficili da abbandonare in un altro campo. Infatti, il romanzo di Maria Grazia Calandrone si presenta con diversi spazi bianchi nella narrazione, pagine con due righe e altre di qualche pagina. Il desiderio era quello di incidere la realtà con le parole, dando però tutto il resto ai lettori, alla loro interpretazione.

Sembra quasi che si sia basata sul focalizzare una scena in particolare lasciando tutto lo sfondo in penombra. Le parole dell’autrice rappresentano così una torcia sui dettagli eletti.

Durante la lettura, spesso ci si imbatte in un dualismo, un uso differente tra il termine “Madre” e “Mamma”, sempre rapportato alla madre adottiva. L’autrice usa mamma, quando lei è vicina, affettiva, quando era quello che era veramente. Madre lo diventa quando era rigida, scostante.

Un romanzo dalle zone in ombra che ogni lettore deve illuminare, una penna delicata e pungente che spiazza. Una storia vera che si interseca in altre mille.

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