venerdì, 19 Aprile 2024

Milano, blitz anti-terrorismo: sul telefono della 19enne propaganda e proselitismo fra minorenni

La Polizia ha esaminato immagini, video e documenti sul telefonino della 19enne arrestata a Milano per terrorismo.

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Si era fatta immortalare mentre “indossava un guanto ed un anello di colore nero riportante la scritta della Sbahada, chiari simboli di appartenenza allo Stato islamico” la 19enne sostenitrice dell’Isis arrestata oggi per terrorismo a Milano. In un video registrato insieme ad un’altra giovane, le ragazze erano ritratte “mentre indossano il niqab (il velo che copre l’intero corpo della donna lasciando scoperti solo gli occhi NdR) ed in sottofondo una voce canta un Nasheed (un canto a cappella popolare nel mondo islamico NdR) nel quale i guardiani della religione vengono invitati a combattere le forze regolari siriane di Bashar Al Assad. È quanto emerge dai controlli sullo smartphone della ragazza che inoltre, “deteneva e condivideva all’interno del proprio telefono cellulare posto sotto sequestro migliaia di file immagine e video, alcuni dei quali creati dalla agenzia di comunicazioni dello Stato islamico AI Hayat Media Center, riportanti oggetti simbolo della medesima organizzazione terroristica quali la bandiera nera con la scritta della testimonianza di fede, scene di combattimenti in teatri militari di guerra, esecuzioni sommarie di infedeli mediante decapitazioni e incendi, scene di attacchi terroristici da parte di mujaheddin appartenenti allo Stato islamico nelle città europee dei quali vengono esaltate le gesta“. Tra il materiale sequestrato c’è anche una registrazione audio in cui la 19enne si esibisce in un Nasheed “che rivendica una condizione di assoluta sottomissione ai principi del Califfato con contestuale esaltazione del defunto leader Abu Bakr Al Baghdad; in tale canto la stessa manifesta la propria disponibilità al martirio“.

Sul telefono della ragazza erano salvate diverse immagini di guerra contro gli infedeli e file tra cui un manuale in lingua italiana sui “44 modi per sostenere il jihad” e altri documenti, alcuni dei quali “contenenti istruzioni per il confezionamento di ordigni artigianali“. La 19enne è accusata di effettuare “una continua e incessante attività di propaganda delle ideologie delle organizzazioni terroristiche”. Avrebbe fatto proselitismo tra le ragazze kosovare, anche minorenni. Nell’ordinanza si legge che “in una chat Telegram del 24 febbraio 2021, prometteva ad una interlocutrice 16enne che si faceva chiamare Fatina, e con cui reciprocamente si appellava come Leonessa, che le avrebbe trovato come sposo un Leone, vale a dire un appartenente ai Leoni dei Balcani, con il quale morire da martire dopo un matrimonio bagnato dal sangue dei miscredenti“.

L’indagine che ha portato al blitz è partita dopo una segnalazione dell’Intelligence riguardante il marito della ragazza, un kosovaro di 21 anni che la 19enne aveva sposato a gennaio scorso in Germania. L’uomo era imparentato con l’attentatore di Vienna, Kujtim Fejzulai.

 

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