sabato, 20 Aprile 2024

Tributo a Franco Battiato, un viaggio nell’Arena di Verona con oltre 50 gruppi

Sul palco oltre 50 artisti si sono riuniti per omaggiare in modo rigoroso il maestro siciliano, a distanza di quattro mesi dalla sua scomparsa. Il fuori programma di Al Bano e Vittorio Sgarbi, non previsti in scaletta, viene accolto da una bordata di fischi, indirizzati soprattutto al critico d’arte: i due, senza eseguire quello che avevano preparato, lasciano il palco

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Chi c’è stato lo ha definito un vero e proprio viaggio, come lo annunciava lo stesso slogan dello spettacolo, un calarsi dentro parole e melodia del grande maestro. “Invito al Viaggio“, concerto-tributo a Franco Battiato è andato in scena all’Arena di Verona ieri, martedi 21 settembre. Più di quattro ore di musica, immagini e ricordi. Un evento descritto dai più come liberatorio ed emozionante, per il pubblico ma soprattutto per gli artisti che sono saliti sul palco, vecchi amici che si incontravano nuovamente dopo tanto tempo.

Sul palco oltre 50 artisti si sono riuniti per omaggiare in modo rigoroso il maestro siciliano, a distanza di quattro mesi dalla sua scomparsa. La musica come racconto, un flusso continuo di note e sguardi, un percorso che ognuno ha voluto omaggiare alla sua maniera, con il suo stile, con la propria sensibilità artistica, una vera festa.

Il concerto-tributo, è stato organizzato dallo storico manager di Battiato, Francesco Cattini, cosa che era stata pensata prima della scomparsa del cantautore, avvenuta lo scorso maggio dopo un lungo periodo di assenza dalle scene dovuto alla malattia. Inizialmente era stato pensato come un evento dedicato ai 40 anni dell’album “La voce del padrone”, che cadono proprio il 21 settembre, ma poi inevitabilmente si è trasformato in un tributo più ampio, che ha celebrato la sua eredità.

La serata di Verona, sotto la regia di Pepsy Romanoff, in futuro rivivrà anche in un disco e in un dvd, oltre a essere trasmessa sulla Rai entro fine anno con la voce narrante di Pif. Alcuni contenuti finiranno anche su Sky Arte. Sul palco, ad accompagnare gli ospiti, un’orchestra formata dalla Filarmonica dell’Opera Italiana Bruno Bartoletti, con Carlo Guaitoli alla direzione e pianoforte, Angelo Privitera alle tastiere e programmazione, Osvaldo Di Dio, Antonello D’Urso e Chicco Gussoni alle chitarre, Andrea Torresani al basso, Giordano Colombo alla batteria. Le canzoni, che hanno seguito gli arrangiamenti originali, e gli artisti sono stati scelti dal discografico e amico Stefano Senardi, da Carlo Guaitoli, Francesco Cattini e da Pino Pinaxa Pischetola, storico fonico dell’artista.

La serata inizia con le parole del filosofo e collaboratore di Battiato Manlio Sgalambro, a seguire Umberto Broccoli, intellettuale e autore televisivo, che sarà una presenza costante del live. Il tema d’apertura è il cinema, rievocato da un medley di Arisa e dal racconto dell’attrice Sonia Bergamasco, accompagnata dal soprano Cristina Baggio, che ha lavorato con Battiato in due film, “Musikanten” e “Niente è come sembra”.

Inizia la musica, apre Morgan, segue  Emma, Simone Cristicchi. In profondità scende Manet Raghunath, uno dei migliori rappresentanti dell’arte millenaria del “bharata natyam”, danza classica del Sud dell’India. Partecipò al film “Perduto amor” di Battiato. Poi Paola Turci che è stata incensata con un lungo applauso, Gianni Morandi, Mahmood, Angelo Branduardi, Gazzè e Carmen Consoli chiudono il primo grande blocco di musica. Insomma un incontro di diverse generazioni di musicisti.

A sorpresa, insieme a Saturnino, sale Jovanotti, che non era stato annunciato alla presentazione dell’evento e che non saliva su di un palcoda due anni, come lo stesso artista ha raccontato, ma per un evento così speciale era importante esserci seguono i Lacuna Coil Cristina Scabbia poi la grande Alice che è stata  una delle grandi protagoniste della serata. Occhi ludici, “eterea e allo stesso tempo viscerale, meticolosa e tecnica nell’esecuzione”, la cantautrice di Forlì canta alcuni brani iconici fra cui “Prospettiva Nevski” e “La Cura”.

Ci sono anche i Bluvertigo  con “Shock in my town” ma la prima esecuzione viene interrotta prima della fine. “Ci sono degli evidenti problemi tecnici. La rifacciamo, va fatta bene”, buona la seconda. Gianni Maroccolo propone un Battiato più sperimentale insieme ad Andrea Chimenti. A chiudere un altro blocco, un sognante Capossela, con indosso un cappello a forma di torre, gli scatenati Extraliscio, Juri Camisasca e Nabil Bey dei Radiodervish, Eugenio Finardi e Luca Madonia. Merita una menzione speciale Fiorella Mannoia che con “La stagione dell’amore”, brano a cui è molto legata e che ha inciso, colpisce nel segno, riscaldando l’Arena.

Il fuori programma di Al Bano e Vittorio Sgarbi, non previsti in scaletta, viene accolto da una bordata di fischi, indirizzati soprattutto al critico d’arte: i due, senza eseguire quello che avevano preparato, lasciano il palco.

La parte finale è condotta i Baustelle, segue  Vasco Brondi, gli ispiratissimi Colapesce e Dimartino, il loro set fa ballare il pubblico, e poi il “sud” con Mario Incudine ed Enzo Avitabile, sul palco anche Caccamo e Nannini, che con Cuccurucucu” fa schizzare tutti dalle sedie.

Sul palco dell’Arena ritorna Diodato che oltre alla sua prova, con  “Centro di gravità permanente” richiama sul palco gli artisti siciliani della serata e fa da preambolo alla potenza di fuoco dei Subsonica: “Up patriots to arms”, che venne incisa con la voce di Battiato, prima del saluto finale. Non è un caso che il concerto si sia concluso con al centro del palco la sua pedana storica, illuminata da una luce tanto potente quanto simbolica, sulle note e sulle parole di “Torneremo ancora”, l’inedito uscito nel suo ultimo e omonimo disco del 2019. “Franco è ancora lì”, sussurra qualcuno in platea.

Scaletta:
“Suite cinematografica” – Arisa
“Come un cammello in una grondaia” – Morgan
“L’animale” – Emma
“Lode all’inviolato” – Simone Cristicchi
“Luna indiana” – Manet Raghunath
“Povera Patria” – Paola Turci e Danilo Rossi
“Che cosa resterà” – Gianni Morandi
“No time no space” – Mahmood
“Il Re del Mondo” – Angelo Branduardi
“Un’altra vita” – Max Gazzé
“Tutto l’universo obbedisce all’amore” – Carmen Consoli
“L’era del cinghiale bianco” – Jovanotti e Saturnino
“Strani giorni” – Cristina Scabbia con Davide Ferrario, Chicco Gussoni e Saturnino
“Io chi sono?” – Alice
“Prospettiva Nevski” – Alice
“La Cura” – Alice
“Nomadi” – Alice e Juri Camisasca
“Segnali di vita” – Morgan con Fabio Cinti
“Shock in my town” – Bluvertigo
“Aria di rivoluzione” e “Da oriente a occidente” – Gianni Maroccolo, Antonio Aiazzi, Beppe Brotto, Andrea Chimenti
“La Torre” – Vinicio Capossela
“Voglio vederti danzare” – Extraliscio
“Attende Domine” – Juri Camisasca
“L’ombra della luce” – Juri Camisasca e Nabil Bey
“Oceano di silenzio” – Roberto Cacciapaglia
“Oceano di silenzio” – Eugenio Finardi con Cristina Baggio
“La stagione dell’amore” – Fiorella Mannoia
“Summer on a solitary beach” – Luca Madonia
“I treni di Tozeur” – Baustelle
“Gli uccelli” – Giovanni Caccamo
“Bandiera bianca” e “Sentimiento nuevo” – Colapesce e Dimartino “Cuccurucucu” – Gianna Nannini
“Magic shop” – Vasco Brondi
“Stranizza d’amuri” – Mario Incudine e Enzo Avitabile
“E ti vengo a cercare” – Diodato
“Centro di gravità permanente” – Colapesce, Dimartino, Luca Madonia, Giovanni Caccamo, Carmen Consoli e Mario Incudine
“Up Patriots to arms” – Subsonica
“Torneremo ancora” – Franco Battiato

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