giovedì, 28 Marzo 2024

Torino, truffa ai danni dello Stato: tre misure cautelari e sequestri per un milione di euro

La truffa ha consentito all’impresa di evadere, negli anni, imposte e contributi per quasi un milione di euro, provocando danno ai lavoratori stessi, che si sono visti riconoscere solamente una parte dei contributi in realtà spettanti.

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Oggi, la Guardia di Finanza di Torino sta eseguendo tre misure cautelari personali, di cui un arresto e due misure interdittive, per l’ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, nonché al sequestro preventivo di denaro e beni per circa 1 milione di euro.

Le indagini dell’operazione “Mal di trasferta” hanno consentito di individuare un articolato sistema fraudolento attraverso il quale gli amministratori di diritto e di fatto di una società torinese operante nel settore del commercio di macchinari avrebbero truffato l’Erario, l’I.N.P.S. e l’I.N.A.I.L. dall’anno 2015, ideando un peculiare meccanismo che permetteva di “truccare” le buste paga con riferimento a rimborsi e indennità per trasferte, in realtà mai eseguite ma pagate al posto del lavoro ordinario e straordinario realmente svolto dai dipendenti. Su tali indennità, infatti, si applica normativamente un sistema più favorevole di tassazione e contribuzione, rispetto allo stipendio.

Nell’ipotesi accusatoria, la società attribuiva ai dipendenti indennità per trasferte mai effettuate allo scopo di corrispondere parte della retribuzione senza sottoporla a imposizione fiscale, né a contribuzione previdenziale e assistenziale. Per determinare il numero delle indennità da assegnare mensilmente si faceva ricorso ad un complesso procedimento di calcolo funzionale a garantire il raggiungimento dell’importo stipendiale netto pattuito tra azienda e lavoratore, indipendentemente dall’effettuazione di attività esterne riconducibili a trasferte.

Le indennità venivano, quindi, riconosciute anche al personale che svolgeva mansioni di tipo amministrativo ed erano solitamente attribuite in numero costante in tutti i mesi dell’anno, ad eccezione di dicembre e giugno, cioè i periodi in cui avviene il pagamento, rispettivamente, della tredicesima e quattordicesima, che quindi risultavano raddoppiate.

In aggiunta, nel corso delle investigazioni, è emerso che questa illecita modalità di calcolo della retribuzione veniva imposta dalla società ai dipendenti, i quali, se avessero avanzato riserve, verosimilmente, non sarebbero stati assunti se le rimostranze fossero emerse in fase di assunzione, o addirittura avrebbero rischiato, durante il rapporto lavorativo, il licenziamento o le dimissioni.

La truffa ha consentito all’impresa di evadere, negli anni, imposte e contributi per quasi un milione di euro, provocando anche un danno ai lavoratori stessi, che si sono visti riconoscere solamente una parte dei contributi in realtà spettanti.

Nei confronti dell’amministratore sono scattati gli arresti domiciliari, mentre la misura cautelare interdittiva del divieto di svolgere attività imprenditoriale e ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche per la durata di dodici mesi è stata disposta a carico dell’amministratore di diritto.

Di rilievo nel compimento del disegno criminoso è stato anche il contributo fornito dal dipendente di uno studio di consulenza del lavoro, in relazione al quale è stata disposta la misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio dell’attività professionale per un periodo di dodici mesi.

Anche la società è stata considerata responsabile del reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, in ragione del vantaggio che ne ha tratto, pertanto è stata anch’essa interessata dai provvedimenti di sequestro preventivo di denaro e beni disposti dal Giudice.

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