Il terminal 5 dell’aeroporto di Fiumicino ha ricominciato ad essere operativo, nelle ultime 24 ore, per ospitare i profughi afghani in fuga da Kabul: dal 16 agosto hanno raggiunto l’aeroporto romano circa 1.800 persone, un dato inevitabilmente destinato a salire, proprio grazie al coordinamento del lavoro aeroportuale, accelerando le pratiche di rilascio visto a 15-20 minuti.
Un lavoro ben fatto, grazie al quale, spiega la dirigente dell’ufficio di Polizia di Frontiera dell’Aeroporto di Fiumicino Antonella Mari, “dal 16 agosto, quando è iniziata l’emergenza, il terminal è stato messo a punto con grande velocitĂ , aumentate le postazioni e incrementate le persone impiegate con grande impegno perchĂ© l’attivitĂ non era nĂ© pianificata nĂ© pianificabile. Lo sforzo è stato importante ma soprattutto c’è stata la consapevolezza a tutti i livelli degli operatori e di tutti sull’importanza di riuscire a svolgere le nostre pratiche in maniera corretta però veloce”.
Gli arrivi sono molti e gestire una grande mole di persone da accogliere e soprattutto da controllare, anche dal punto di vista sanitario, data l’emergenza Covid, risulta tutt’altro che semplice: “Solo ieri erano previsti 400 afghani in arrivo poi invece ne sono arrivati 600. Si parla di un’implementazione nei prossimi giorni. La SocietĂ di gestione sta creando insieme alla Croce rossa delle tensostrutture all’esterno per poter accogliere le persone che arrivano, perchĂ© i numeri sono in aumento”, afferma la Mari.
Ma quali sono le procedure che vengono messe in atto in fase di arrivo all’Aeroporto di Fiumicino?
inizialmente, dopo lo sbarco, i passeggeri vengono sottoposti a tampone dal personale sanitario della Croce Rossa; solo dopo risultato negativo, si può andare avanti nell’iter di rilascio visto e di identificazione, con riscontro dattiloscopico da parte della polizia scientifica per ognuna delle persone accolte in Italia. Per i cittadini afghani, poi, è destinata un’altra area, gestita dall’Esercito, che si occupa di portarli nelle strutture a loro destinate sul territorio italiano per effettuare la quarantena fiduciaria di 10 giorni.
In questo modo, spiega Antonella Mari, “i cittadini afghani sono pronti per proseguire con l’iter per la protezione internazionale e quindi per avere lo status di rifugiati, così potranno avere una vita legale nel nostro Paese e l’opportunitĂ di una vita diversa”.
Una situazione politico-umanitaria così difficile da fronteggiare e con così poco tempo per pianificare strategie migliori, ha davvero bisogno di un coordinamento a livello politico eccellente, motivo per cui il mondo intero attende con ansia l’esito del G7, previsto proprio oggi, tra il Presidente Biden e i vertici delle principali nazioni europee, tra cui Italia, Gran Bretagna, Germania e Spagna.