venerdì, 29 Marzo 2024

Tanti auguri Kobe Bryant. Ovunque tu sia, ci manchi

Oggi Kobe Bryant avrebbe compiuto 43 anni, un uomo con un amore incondizionato per l'Italia.. Il Bryant persona è riuscito nella straordinaria impresa di offuscare il Bryant atleta, 5 volte campione NBA con i Los Angeles Lakers, la squadra che sognava da bambino.

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È oramai conclamato come i grandi dello sport siano arrivati ad avere intorno a loro un’aura mistica che si arricchisce di particolari leggendari con il passare degli anni, sfociando molto volentieri nella fantasia unita alla leggenda. Non sfugge all’appello la stella della pallacanestro Kobe Bryant, che oggi avrebbe spento 43 candeline. Non staremo qui ad elencare tutte le partite leggendarie, i numeri stratosferici di un campione capace di segnare un’epoca per la palla a spicchi, succedendo nell’unanimità generale ad un mostro sacro come Michael Jordan. Bryant è stato amato, apprezzato e rispettato non soltanto per ciò che ha mostrato sul parquet, ma anche per quello che ha fatto fuori da un palazzetto. Noi italiani lo abbiamo amato e sostenuto anche per le continue manifestazioni di un amore incondizionato per il nostro Paese, senza mai cadere in falsa retorica e frasi di circostanza.

L’Italia e il Black Mamba si abbracciano per la prima volta nell’estate del 1984 grazie al passaggio di papà Joe alla Sebastiani Basket Rieti, ma è a Reggio Emilia nel 1989 che Kobe suggellerà la grandezza dell’esperienza italica tanto da definirla casa: “Qui ho ricordi bellissimi, qui è iniziato il mio sogno, potevo girare in bici, andare a mangiare un gelato con i miei amici. Sensazioni bellissime, quella normalità che le mie figlie non possono provare”. Parole al miele durante la sua ultima visita a luglio del 2016 quando, pochi mesi dopo essersi ritirato, si reca a Milano per un tour promozionale, ma insiste tantissimo per poter fare tappa nella città che lo ha cresciuto. Tutto ciò sarebbe dovuto essere un momento privato, ma ben presto la voce si sparse, tramutando una semplice giornata, uguale a tante altre, in una festa cittadina a tutti gli effetti. Per Kobe sono momenti emozionanti, a tal punto che tira fuori dall’album dei ricordi la foto più bella di quel periodo in Emilia Romagna: “Non è un ricordo di basket, avevo 12 anni e io e mia sorella dovevamo fare un ballo in uno spettacolo per la scuola. Ci siamo preparati e allenati, c’era tutta la città a guardarci”. Una star mondiale capace di emozionare ed emozionarsi per le piccole cose in una genuinità d’altri tempi, senza scordare da dove è partita la sua storia prima dei trionfi e della fama, quando per tutti era soltanto un bambino con in testa il sogno di emulare papà Joe in NBA.

Il tempo è un avversario invincibile anche per un formidabile atleta come lui, l’unico capace davvero di fermare la stella gialloviola. È il 29 novembre 2015 quando Bryant decide di smettere con il basket giocato, annunciando tramite una lettera pubblicata su The Players Tribune che quella del 2015/2016 sarebbe stata la sua ultima stagione sul parquet. Il cestista di Philadelphia non conosce il significato dell’aggettivo “banale”, così tramite le mani del regista Walt Disney Glen Keane e del compositore John Williams, la lettera d’addio prende vita in un cortometraggio di cinque minuti. Una fumettizzazione sulla scansione temporale, che si fonde nel parallelismo tra il tempo di gioco di una partita e quello della vita, legando in un irresolubile percorso il basket e Kobe. Un lavoro meraviglioso capace di far venire la pelle d’oca ad appassionati di basket e non, come testimonia la vittoria dell’Oscar al miglior cortometraggio d’animazione nel 2018.

“Caro basket,
dal momento in cui ho cominciato ad arrotolare i calzini di mio padre e a lanciare immaginari tiri della vittoria nel Great Western Forum ero sicuro di una cosa: mi ero innamorato di te. Un amore così profondo che ti ho dato tutto, dalla mia mente al mio corpo, dal mio spirito alla mia anima. Da bambino di sei anni profondamente innamorato di te non ho mai visto la fine del tunnel. Vedevo solo me stesso correre fuori da uno. E quindi ho corso. Ho corso su e giù per ogni parquet, dietro a ogni palla persa, per te. Hai chiesto il mio impegno, ti ho dato il mio cuore perché c’era tanto altro dietro.
Ho giocato nonostante il sudore e il dolore, non per vincere una sfida, ma perché TU mi avevi chiamato. Ho fatto tutto per Te, perché è quello che fai quando qualcuno ti fa sentire vivo come tu mi hai fatto sentire. Hai fatto vivere a un bambino di sei anni il sogno di essere un Laker e per questo ti amerò per sempre. Ma non posso amarti più con la stessa ossessione. Questa stagione è tutto quello che mi resta. Il mio cuore può sopportare la battaglia, la mia gente può gestire la fatica, ma il mio corpo sa che è ora di dire addio.
E va bene. Sono pronto a lasciarti andare. E voglio che tu lo sappia, così entrambi possiamo assaporare ogni momento che ci rimane insieme. I momenti buoni e quelli meno buoni. Ci siamo dati entrambi tutto quello che avevamo.
E sappiamo entrambi, indipendentemente da cosa farò, che rimarrò per sempre quel bambino con i calzini arrotolati, bidone della spazzatura nell’angolo, 5 secondi da giocare. Palla tra le mie mani. 5… 4… 3… 2…1…
Ti amerò per sempre,
Kobe”.

Bryant ci ha fatto emozionare perché è stato un uomo normale, con una spiccata mentalità per lavoro e sacrificio, capace di influenzare atleti e persone comuni, per il suo lato umano legato ad un’empatia smisurata, facendo sì che le persone intorno a lui fossero migliori. Il Bryant persona è riuscito nella straordinaria impresa di offuscare il Bryant atleta, capace di vincere 64 trofei in vent’anni di carriera. Il tragico incidente in elicottero, in cui tra gli altri persero la vita Black Mamba e la figlia Gianna in quel maledetto 26 gennaio 2020, ha aperto indiscutibilmente una ferita che ha toccato tutti nel profondo. Una sensazione di vuoto difficile da riempire, perché in quella domenica di gennaio non è andato via soltanto un mostro sacro dello sport, ma un padre, un amico, un figlio con dei valori estremamente rari. “Gli eroi vanno e vengono, ma una leggenda è per sempre”.
Buon compleanno Kobe, ovunque tu sia.

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