venerdì, 19 Aprile 2024

Sesso, droga e caporalato. Donne e bambini sono i nuovi schiavi

Il 23 agosto si celebra la Giornata Internazionale per la commemorazione del commercio degli schiavi e della sua abolizione. Una piaga che sembrava cancellata e invece esiste ancora, specie tra i bambini, le donne, sotto forma di razzismo, prostituzione e guerre. Bisogna riprendere in mano i diritti umani, quelli che a volte ci si dimentica di garantire e di avere.

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Erano le 22 del 22 agosto 1791 quando a Saint-Domingue, l’attuale Haiti, un gruppo di schiavi liberati, guidati da Toussaint Louvertoure, primo Generale di colore, si ribellarono al governo coloniale francese e ad ogni forma di schiavitù. Una “guerra” ideologica, se così la si può definire, conclusasi nel 1804, che ha cambiato per sempre le sorti di quella gente e quel territorio.

Il 23 agosto di ogni anno, si celebra la Giornata Internazionale per la commemorazione del commercio degli schiavi e della sua abolizione, in ricordo di quell’evento. Un cambiamento nella comune consapevolezza che le “persone di colore” non avessero più un ruolo di inferiorità e gli schiavi potevano riappropriarsi della loro libertà. Come ogni battaglia che si rispetti, quella del 23 agosto ha posto le basi per qualcosa di più grande, abolire uno dei peggiori mali che stava “annientando” il mondo intero e, nello stesso tempo, riflettere su quanto sia importante combattere, insieme, per i diritti umani che a volte dimentichiamo di avere e di riconoscere.

Per questo, in occasione di questa giornata, i volontari di “Uniti per i diritti umani” ricordano che è possibile leggere in 17 lingue sul sito www.unitiperidirittiumani.it la dichiarazione dei diritti umani e firmare la petizione in modo tale da renderli realtà. La Giornata internazionale è stata celebrata per la prima volta in diversi Paesi, in particolare ad Haiti il 23 agosto 1998 e in Senegal il 23 agosto 1999.

Nonostante la tratta degli schiavi sia stata abolita da oltre due secoli, ancora oggi la schiavitù si manifesta in diverse forme, e per questo l’essere umano può ritenersi a tutti gli effetti un perdente. Lo sfruttamento della prostituzione, il razzismo, l’impiego di bambini nelle guerre, il commercio di droga, il lavoro e la servitù minorile, i matrimoni combinati. L’uomo ha la capacità di essere colui che salva, ma anche colui che distrugge, può fare tanto per poi non fare nulla. Un male che sembrava essere stato sconfitto, in realtà si è solo ben nascosto tra la gente, i popoli, le città, le strade e i Paesi. Non appartiene alle pagine “nere” del passato, ma a quelle del presente.

Basti pensare che in Ungheria, solo tre mesi, fa è stata abrogata dalla Corte Costituzionale la cosiddetta “legge schiavitù”, approvata dal Premier Ungherese Viktor Orban nel 2018. In Cina, invece, la politica del figlio unico, solo di recente modificata, e la preferenza per la prole maschile, ha incentivato il traffico di prostitute: “I trafficanti reclutano ragazze e giovani donne, spesso provenienti da aree rurali della Cina, usando una combinazione di offerte di lavoro truffaldine, l’imposizione di enormi costi di viaggio e minacce di danni fisici ed economici per ottenere e mantenere i loro servizi di prostituzione”. Questo è quello che si legge nel report stilato dal Dipartimento di Stato americano e in cui vengono classificati i progressi internazionali nella lotta alla schiavitù.

In Russia, secondo le stime di David Abramowitz, vice presidente dell’Ong Humanity United, ci sarebbero un milione di persone costrette a condizioni di lavoro paragonabili alla schiavitù. Turni di 12 ore con un giorno libero al mese, la confisca del passaporto, contratti di impiego negati, strutture sovraffollate e non igieniche.

Se in questo giorno si ricorda quella gente che unita ha dato il via ad una catena di montaggio umana contro ogni sopruso, inferiorità, razzismo e schiavitù, d’altro canto bisognerebbe fermarsi a riflettere che forse, gli ingranaggi di questa macchina umana, non funzionano più. Ogni giorno, per uno schiavo che da più di 200 anni non esiste più, ce n’è uno nuovo che fa fatica a riprendere in mano i suoi diritti e le sue libertà, in ogni sfera della vita, privata o pubblica che sia.

La schiavitù esiste ancora per uomini, donne e bambini, schiavi e schiave. È tra coloro che cuciono i nostri abiti, raccolgono cotone, frutta e verdura, in tutto il mondo. Sono schiavi coloro che subiscono violenza e minacce e non possono avere il controllo della propria vita, perché appartiene a qualcun altro. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro la “schiavitù moderna”, questo il nome del fenomeno, riguarda circa 40 milioni di persone, soprattutto donne e bambine. C’è bisogno di una Legge Europea.

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