giovedì, 25 Aprile 2024

Afghanistan, scontri a Jalalabad: 35 i morti per difendere la bandiera

La popolazione continua ad assediare l'aeroporto di Kabul, affollandosi nella speranza di lasciare il Paese. Nella calca almeno 17 persone sono rimaste ferite.

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A meno di 24 ore dalle rassicurazioni dal portavoce, Zabihullah Mujahid, il terzo giorno dell’Emirato islamico non è per nulla tranquillo. Al contrario, si registrano caos e tensioni in alcune città del Paese.

A Jalalabad si lotta per difendere la bandiera nazionale afghana, sostituita ovunque nel Paese da quella dei talebani. È quanto riferisce Al Jazeera che descrive “centinaia, se non migliaia” di persone che protestano, mentre i talebani sparano sulla folla. Si aggrava il bilancio degli scontri: 35 morti, secondo quanto riporta Sky TG24, che cita una testimonianza esclusiva. “Oggi il popolo che abita nella provincia afgana chiamata Nangarhar è uscito in strada con le vecchie bandiere dell’Afghanistan. Per fermarli, i talebani hanno sparato e ammazzato trentacinque persone“, ha riferito un testimone oculare della protesta nel capoluogo della provincia orientale di Nangarhar. Finora il bilancio era fermo a tre morti.

Intanto, la popolazione continua ad assediare l’aeroporto di Kabul, affollandosi nella speranza di lasciare il Paese. Nella calca almeno 17 persone sono rimaste ferite, secondo le dichiarazioni di un funzionario della sicurezza della Nato, riportate da Sky News. “Stiamo collaborando con i Talebani sul terreno e sembra che sia una relazione molto diretta“, ha detto il capo dello Stato Maggiore britannico, Nick Carter, affermando che i talebani “ci stanno aiutando all’aeroporto“, dove sono ripartiti i voli per l’evacuazione di cittadini occidentali e migliaia di rifugiati. Il generale britannico ha anche detto che i Talebani “stanno tenendo le strade di Kabul molto sicure e molto calme“.

Al Jazeera riferisce di momenti di tensione anche nella provincia di Bamiyan, dove è stata distrutta la statua di Abdul Ali Mazari, leader sciita che combatté i talebani durante la guerra civile negli anni Novanta. Si tratta della stessa regione divenuta tristemente nota per la distruzione delle enormi statue dei Buddha ad opera dei Talebani, fatte saltare con la dinamite poco prima dell’intervento militare americano nel 2001.

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