mercoledì, 24 Aprile 2024

Ostia, sequestro di beni per oltre 460 milioni di euro al patron del Porto turistico di Roma

Mauro Balini era stato arrestato dalle Fiamme Gialle nel 2015 per associazione per delinquere finalizzata a fatti di bancarotta fraudolenta, riciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita e intestazione fittizia di beni.

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La Guardia di Finanza ha confiscato il patrimonio mobiliare e immobiliare dell’imprenditore Mauro Balini, patron del ‘Porto turistico di Roma’, del valore di oltre 460 milioni di euro.

Il decreto eseguito oggi, che stabilisce l’acquisizione definitiva dei beni da parte dello Stato, comprende quasi del tutto il patrimonio sottoposto a sequestro e a confisca di primo grado, nel 2016 e nel 2019. I provvedimenti, emessi dal Tribunale di Roma–Sezione Specializzata Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica, aveva bloccato quote societarie, capitale sociale e l’intero patrimonio aziendale composto di 13 società; 522 unità immobiliari e 28 terreni a Roma, riconducibili al complesso ‘Porto turistico di Roma’, che ha continuato ad operare, dal 2016, sotto il controllo di amministratori giudiziari; sei autoveicoli; crediti societari e disponibilità finanziarie.

Mauro Balini, imprenditore operante soprattutto sul litorale di Ostia nel settore turistico e immobiliare, era stato arrestato dalle Fiamme Gialle nel 2015 per associazione per delinquere finalizzata a fatti di bancarotta fraudolenta, riciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita e intestazione fittizia di beni.

Le indagini successive condotte dagli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria sul patrimonio societario riconducibile a Balini, anche imprese estere o intestate a familiari o compiacenti prestanome, hanno consentito di scoprire che la disponibilità di beni dell’imprenditore era in misura assolutamente sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati, mettendone in dubbio la provenienza, quale provento e/o reimpiego dei delitti contestati. Le indagini avrebbero anche stabilito che l’imprenditore intrattenesse rapporti con le organizzazioni malavitose egemoni ad Ostia, i clan Fasciani/Spada. Proprio a loro Balini avrebbe concesso, a prezzo irrisorio o addirittura a titolo gratuito, la gestione di attività presso stabilimenti balneari o la gestione del parcheggio interno al porto turistico.

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