sabato, 20 Aprile 2024

Infiltrazione ‘ndrangheta in appalti Sanità: sequestrate imprese per oltre 12 milioni di euro

La GdF di Reggio Calabria ha condotto una vasta operazione di contrasto all'infiltrazione criminale negli appalti della Sanità reggina che ha portato anche all'esecuzione di 17 misure cautelari.

Da non perdere

La Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha condotto una vasta operazione di contrasto all’infiltrazione criminale negli appalti della Sanità reggina che ha portato all’esecuzione di 17 misure cautelari e al sequestro di imprese per oltre 12 milioni di euro.

L’operazione, denominata “Inter nos” è stata condotta dai Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dello S.C.I.C.O., sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Dr. Giovanni Bombardieri, con il supporto operativo dei Reparti del Corpo dei Comandi Provinciali di Milano, Verona, Livorno e Roma, provvedendo all’esecuzione di una Ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria – Dr.ssa Caterina Catalano – su richiesta del Procuratore Aggiunto Dr. Gerardo Dominijanni e dei Sostituti Procuratori Dr. Walter Ignazitto, Dott.ssa Marika Mastrapasqua e Dott.ssa Giulia Maria Scavello.
Una lunga attività investigativa che ha portato all’individuazione di 17 responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di stampo mafioso, associazione per delinquere – aggravata dall’agevolazione mafiosa – finalizzata alla turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione, frode nelle pubbliche forniture, estorsione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. I provvedimenti eseguiti:
nove misure cautelari in carcere nei confronti di Domenico Chilà cl. ’63, Antonino Chilà cl. ’67, Giovanni Lauro cl. ’77, Antonino D’Andrea cl. ’85, Mario Carmelo D’Andrea cl.’55, Francesco Macheda cl. ’49, Nicola Calabrò cl. ’50, Massimo Costarella cl. ’64 e Giuseppe Corea cl. ‘69;
n. 7 arresti domiciliari nei confronti di Filomena Ambrogio cl. ’57, Angelo Zaccuri cl. ’56, Lorenzo Delfino cl. ’67, Sergio Piccolo cl. ’77, Gianluca Valente cl. ’75, Salvatore Idà cl. ’64 e Nicola Paris cl. ’81;
una sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, nei confronti di Giuseppe Giovanni Galletta cl. ’58.
Nel contempo, è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza
– emesso dalla Procura Distrettuale – dell’intero patrimonio aziendale di n. 5 persone
giuridiche, per un valore stimato di oltre 12 milioni di euro.
L’operazione in rassegna – denominata “Inter Nos” – costituisce l’epilogo delle complesse
indagini condotte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale I.C.O., con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, a contrasto dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale.
L’attività investigativa svolta ha permesso di accertare che i servizi di pulizia e sanificazione delle strutture amministrative e sanitarie ricadenti nella competenza territoriale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria sono stati affidati ad individuate società, i cui membri, risultati essere “legati” a varie consorterie criminali operanti nel territorio della Provincia di Reggio Calabria (articolazioni di Reggio Calabria, Locri e Melito di Porto Salvo), mediante un distorto utilizzo del sistema della proroga del rapporto contrattuale, in assenza di alcuna procedura di evidenza pubblica, sono riusciti per anni a proseguire artificiosamente il rapporto con l’ente appaltante.
Dopo innumerevoli proroghe illegittimamente concesse, viene indetta una gara per
l’affidamento del medesimo servizio che verrà aggiudicata, grazie ad un collaudato sistema
di corruttela, alle stesse società, nel frattempo riunitesi in A.T.I.; indebite dazioni che, lungi
dall’esaurirsi con l’aggiudicazione dell’incanto, sono state elargite in maniera continuativa e
sistematica al fine di mantenere saldo nel tempo il pactum sceleris con questi siglato.
Per come emerso, il sodalizio investigato, al fine di poter fornire lecita giustificazione agli
ammanchi di denaro dalle casse sociali connesse alle indebite elargizioni, era solito fare
ricorso a false fatturazioni emesse da imprese compiacenti, con le quali erano sono in
essere, altresì, leciti rapporti commerciali.
Nel corso delle investigazioni, inoltre, sono stati cristallizzati specifici episodi di corruttela
che hanno coinvolto anche il Direttore della Struttura Complessa Gestione Risorse Economico Finanziarie dell’A.S.P. di Reggio Calabria, in capo al quale sono state accertate indebite dazioni di denaro e altre utilità (un costoso Smartphone) da parte di taluni degli imprenditori investigati, in rapporti di reciproci vantaggi, concretizzatisi per questi ultimi
in una “corsia preferenziale” per il pagamento delle prestazioni rese.
Il rapporto del citato Direttore con gli indagati era diventato così stretto che gli stessi si sono attivati al fine di consentire a questi di ottenere una proroga nell’incarico di prossima
scadenza, il tutto attraverso l’intermediazione di un consigliere della Regione Calabria
(attinto da misura cautelare degli arresti domiciliari) – la cui campagna elettorale era stata,
tra l’altro, sostenuta da alcuni degli indagati medesimi.
L’attività svolta ha altresì permesso di rilevare come le componenti l’ATI abbiano svolto con
modalità difformi da quelle previste i servizi straordinari di sanificazione e disinfestazione – affidati dall’ASP a seguito del diffondersi dell’epidemia da nuovo coronavirus – da effettuarsi presso i diversi presidi ospedalieri della Provincia di Reggio Calabria.
Ancora, è stato accertato che gli indagati, in piena crisi pandemica, si appropriavano
indebitamente dei dispositivi di protezione individuale anti-COVID19, sottraendoli finanche
al personale sanitario impegnato in occasione dell’emergenza nonché si sottoponevano
indebitamente alla relativa vaccinazione (prevista, all’epoca dei fatti, solo per individuate
categorie).
Da ultimo, sono state acclarate condotte estorsive poste in essere da alcuni indagati, i quali
pretendevano da individuati dipendenti la restituzione di una quota parte mensile dello
stipendio da questi percepito (pari a circa 250 euro, ogni mese).
L’attività in rassegna testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza nel delicato
settore del contrasto alle organizzazioni criminali di matrice ‘ndranghetistica, nonché alle
proiezioni ed infiltrazioni mafiose nell’economia legale in genere.

Ultime notizie