mercoledì, 24 Aprile 2024

Tunisia, fuori anche i ministri di Giustizia e Difesa. È peggio della Primavera araba

"Non è un colpo di Stato", replica il presidente tunisino Kais Saied, cercando di placare la reazione dell'opinione pubblica dopo aver azzerato il governo e aver determinato la chiusura della sede locale della tv araba, Al Jazeera.

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“Non è un colpo di Stato”, replica il presidente tunisino Kais Saied, cercando di placare la reazione dell’opinione pubblica dopo aver azzerato il governo e aver determinato la chiusura della sede locale della tv araba, Al Jazeera. Il direttore della sede di Tunisi, Lotfi Hajji, aveva detto che ai giornalisti e agli impiegati è stato dato un tempo brevissimo per abbandonare i luoghi. Sulla propria pagina Facebook, l’emittente aveva fatto sapere che il premier Hichem Mechichi non è agli arresti ma nella sua abitazione e che avrebbe comunque l’intenzione di riunire il Consiglio dei ministri.

Sempre più tesa, intanto, la situazione davanti alla sede del Parlamento. Dopo aver rimosso il primo ministro e bloccato i lavori del parlamento, Saied aveva annunciato che assumerà gli incarichi di governo «con l’aiuto» di un nuovo primo ministro di sua nomina. E, con un decreto pubblicato oggi, ha licenziato anche il ministro della Difesa Brahim Berteji e la ministra della Giustizia Hasna Ben Slimane. Quella che era iniziata come una manifestazione di piazza, contro l’esecutivo di Mechici e contro il parlamento presieduto da Rached Ghannouchi, leader del partito Ennahdha, si sta trasformando in una crisi politica di enormi dimensioni, forse anche più grave di quella vissuta durante la Primavera araba.

Il governo “licenziato” definisce la decisione di Saied come un “colpo di Stato” e prevede una grave destabilizzazione del Paese. Se domenica sera centinaia di tunisini contrari al governo avevano festeggiato in strada, questa mattina nella capitale si sono succeduti scontri tra manifestanti fedeli al governo e l’esercito pronto a bloccare l’ingresso del Parlamento. Si fronteggiano, da un lato, i sostenitori del presidente tunisino Kais Saied, dall’altro, quelli del partito islamico Ennhadha, che ha incitato i propri elettori a manifestare per “ripristinare la democrazia”.

La radio locale Mosaique Fm riferisce che il presidente del Parlamento e leader di Ennahda, Ghanouchi, resta nella sua auto davanti ai cancelli dopo che, nella notte, l’esercito gli aveva impedito di entrare.

Dall’aeroporto di Tunisi-Cartagine, il capo del sindacato per la sicurezza, Anis Ouartani, è intervenuto alla tv di Stato Watania 1, spiegando che sono state prese disposizioni d’intesa con i responsabili che prevedono il divieto ai politici di viaggiare e di uscire dal Paese.

Il presidente continua a ribadire che si tratta di decisioni costituzionali, ai sensi dell’articolo 80 della Costituzione: “Chi parla di colpo di Stato dovrebbe leggere la Costituzione o tornare al primo anno di scuola elementare, io sono stato paziente e ho sofferto con il popolo tunisino”, ha detto Saied alla tv di Stato, commentando le motivazioni alla base della decisione di congelare per 30 giorni il Parlamento, revocare l’immunità ai deputati e licenziare premier e ministri.

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