giovedì, 25 Aprile 2024

Covid e lavoro, un binomio distruttivo: arriva rapporto Inps 2020

I dati rilevati dall'Inps nel suo XX Rapporto annuale parlano chiaro: ad una riduzione degli occupati del 2,8%, si aggiunge un calo delle unità di lavoro del 7,1% e delle ore lavorate del 7,7%.

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Come è noto il 2020 è stato caratterizzato da una forte diminuzione del fabbisogno di lavoro. I dati rilevati dall’Inps nel suo XX Rapporto annuale parlano chiaro: ad una riduzione degli occupati del 2,8%, si aggiunge un calo delle unità di lavoro del 7,1% e delle ore lavorate del 7,7%.

Gli eventi del 2020 hanno inciso molto pesantemente sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti: la retribuzione media annua è scesa da 24.140 euro nel 2019 a 23.091 euro nel 2020, -4,3%, corrispondente a una perdita di poco più di 1.000 euro, viene specificato nel Rapporto e questa contrazione è l’effetto della riduzione media delle settimane lavorate. La pandemia infatti non ha ridotto il numero assoluto di assicurati quanto il numero medio di settimane di effettivo lavoro: dal valore di 42.9 settimane nel 2019 si è scesi a 40.1 nel 2020. E ciò corrisponde ad una contrazione dell’input di lavoro pari al -6.5%. Più contenuta la flessione delle retribuzioni degli operai agricoli pari al -1,9%. I dipendenti del settore privato hanno invece lavorato a tempo pieno per tutto l’anno: in questo caso le retribuzioni sono cresciute da 32.668 a 36.448 euro (+11,6%).

Per quanto riguarda le pensioni, invece, il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, illustrando la relazione annuale dell’istituto, ha sottolineato che nella spesa pensionistica c’è una componente assistenziale la cui individuazione “può modificare significativamente analisi e posizionamento in chiave comparata con gli altri Paesi europei”. Il presidente ha aggiunto che “in rapporto al contesto macroeconomico, la dinamica della spesa pensionistica si caratterizza per un rallentamento della crescita a partire dal 2014. Tuttavia, il rapporto tra numero di pensionati e occupati si mantiene su un livello che è tra i più elevati nel quadro europeo. Inoltre, il rapporto tra l’importo complessivo delle pensioni, in termini nominali, e il numero degli occupati è cresciuto del 70% tra 2001 e 2020”.

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