venerdì, 29 Marzo 2024

L’Italia abilita all’esercizio delle professioni: giusta dignità ai titoli di laurea

Dopo l’approvazione alla Camera, la riforma introdotta dal Ddl Manfredi potrebbe entrare in vigore già a partire dal prossimo anno, 2022, dopo il passaggio in Senato.

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L’Italia delle vecchie abitudini decide di svecchiarsi un po’ e approva quello che per molti potrebbe sembrare un radicale cambiamento sull’accesso al mondo del lavoro ma per altri la semplice constatazione di una presa di coscienza arrivata fin troppo tardi: le lauree abilitanti diventano realtà.

Sarà stata la pandemia a sottolineare quanto il nostro Paese soffra della “sindrome della capanna”, o forse qualcuno che ha saputo cogliere i segnali di una società che necessita rinnovamento e competitività. O forse perché l’eccessivo “collo di bottiglia” tra la formazione universitaria e la prima esperienza lavorativa comincia a diventare un po’ stretto anche per un Paese che soffre la paura dei cambiamenti.

Così l’ex ministro all’Università e Ricerca Gaetano Manfredi, nonché ex-rettore della Federico II, partendo proprio dal periodo pandemico vissuto alla guida del MUR, ha proposto una riforma fino a qualche anno impensabile e coraggiosa al punto da far tremare ordini professionali, ente di accreditamento universitario e parte della CRUI, la Conferenza dei Rettori delle Università italiane.

 

Si parte da Medicina e Area Sanitaria

La pandemia ha riconosciuto i limiti del nostro sistema formativo e, ancor peggio, l’imbuto relativo all’accesso al mondo del lavoro. Il report Istat del 2020 sui livelli di istruzione e ritorni parla chiaro: il tasso di occupazione della popolazione laureata residente in Italia è superiore solo a quello greco ed è di ben 5 punti più basso di quello medio europeo (81,4% verso 86,3%). Dunque, le opportunità occupazionali sono minori anche per coloro che raggiungono il più alto livello di istruzione.

Il sistema sanitario nazionale ha patito quindi notevolmente l’insufficienza di medici specializzandi – in particolare Medici d’emergenza, Pediatri, Internisti, Anestesisti, Chirurghi generali e Psichiatri – e infermieri, portando al collasso il tessuto sociale del nostro Paese. La penuria di figure professionali nell’ambito sanitario, accanto alla mancanza e obsolescenza di infrastrutture, non era certamente una novità dei primi mesi del 2020: il fabbisogno di medici in base alla popolazione e alle necessità della medicina del territorio è in Italia sottostimata di almeno 1/3 rispetto alle reali esigenze di salute della popolazione. Quella di Medicina, e in generale delle discipline di area medico/sanitaria, è una realtà estremamente complessa che vede nella retorica della qualità l’unica chiave del successo del sistema di cura italiano. Numero chiuso per il percorso magistrale a ciclo unico, esiguo numero di borse per gli specializzandi in relazione al numero di medici laureati, sovraccarico formativo.

La battaglia per abilitare i neolaureati dell’area medica è stata vinta non tanto dall’indirizzo politico del Governo Conte bis, quanto dalla sofferenza del Sistema Sanitario Nazionale che, al collasso, ha costretto ad aumentare il numero di medici nelle terapie intensive e nei pronto soccorso italiani.

La riforma per l’abilitazione delle lauree mediche ha aperto quindi la porta ad una rivoluzione della concezione della professionalità intesa non più come avulsa dalla formazione accademica ma anzi, integrata per mezzo di una formazione a carattere più pratico, ovvero il tirocinio, all’interno degli ordinamenti didattici di riferimento. Passo che per la magistrale a ciclo unico era in parte già avvenuto con il Decreto 9 Maggio 44 2018 n° 58, che aveva introdotto il tirocinio pratico valutativo, ovvero 15 CFU ulteriori di tirocinio all’interno 45 del percorso di laurea, raddoppiandone le ore corrispondenti per ogni singolo CFU.

Cavalcando l’onda rivoluzionaria, il passo successivo è stato quello di istituzionalizzare la laurea come abilitante ed estendere quest’importante vittoria a tutti i restanti percorsi formativi che attualmente prevedono ancora il cosiddetto esame di Stato.

 

La riforma e l’ok della Camera

Non solo Medicina quindi, ma nei giorni scorsi la Camera ha riconosciuto valore abilitante a tutti quei percorsi universitari che attualmente prevedono un tirocinio post-laurea. Il disegno, nel dettaglio, prevede anche la possibilità di estendere l’abilitazione ai corsi di laurea che attualmente non prevedono un tirocinio post-laurea. In tal caso però, la richiesta dovrà essere avanzata dalle rappresentanze nazionali degli ordini o dei collegi professionali di riferimento.

Oltre a Medicina quindi, anche Odontoiatria, Farmacia, Veterinaria, Psicologia, Biologia, Chimica, Fisica. Restano ancora marginali nel dibattito i corsi afferenti all’area giuridica, economica e ingegneristica, per i quali risulta difficile la convergenza con gli ordini professionali: in particolare il settore forense, restìo ad ulteriori modificazioni dopo l’introduzione della disciplina del praticantato forense che prevede l’esercizio della professione presso uno studio legale, della durata di due anni antecedente all’esame di avvocatura.

Il disegno di legge approvato prevede così, rispetto alla bozza originaria, un maggiore coinvolgimento di tutti gli attori che compartecipano all’intero percorso abilitante, dal mondo della formazione universitaria a quello del lavoro, nonché un ampliamento dei titoli universitari che potranno essere resi in futuro abilitanti e uno snellimento delle procedure di abilitazione all’esercizio delle relative professioni. Tuttavia, presenta lacune, nonché l’incertezza di una specifica disciplina transitoria prevista per coloro che hanno già conseguito o conseguiranno – alla data di entrata in vigore del decreto – il titolo di studi non abilitante.

Soddisfatta Maria Cristina Messa, attuale Ministro dell’Università e della Ricerca, che commenta così l’approvazione a Montecitorio del testo di iniziativa governativa: “L’approvazione da parte dell’assemblea della Camera della proposta di legge che introduce nuove disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti è un segnale davvero importante: Governo e Parlamento stanno puntando realmente sui giovani, sulla loro formazione, sul futuro del Paese”.

Il Ddl Manfredi verso il Senato

Potrebbe entrare in vigore già a partire dal prossimo anno, 2022, dopo il passaggio in Senato. Quello dell’approvazione alla Camera del ddl Manfredi è un passo sicuramente importante e la prima delle Riforme contenute nel PNRR, che solo un mese fa aveva ricevuto il parere favorevole dell’Unione Europea.

Come commenta Vittoria Casa, deputata M5S: “Abbiamo dunque avviato un percorso prezioso di sburocratizzazione e semplificazione che era atteso da decenni. Avere la disponibilità di giovani energie in molti settori sarà fondamentale anche per trarre beneficio dagli investimenti del Recovery Plan. Si tratta di un grande passo in avanti.”

La disciplina sulle lauree abilitanti segna un decisivo cambiamento di rotta nella concezione della formazione universitaria e dell’accesso al mondo del lavoro, un percorso finora piuttosto tortuoso per tutte e tutti le giovani e i giovani neolaureati. Ma anche banalmente un modo per riconoscere la capacità e sfruttare le potenzialità di un sistema universitario che, valorizzato, è capace di fornire una formazione completa tale da poter essere inseriti nel mercato del lavoro in modo diretto e valido. Che possa essere un piccolo passo per la rivalsa del sistema universitario italiano.

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