giovedì, 28 Marzo 2024

Azzurri in semifinale, Italia in ginocchio: nella partita per i diritti abbiamo perso tutti

Abbiamo vinto, ma la nostra è una vittoria amara: vincere una partita è diverso dal vincere nella vita vera. Abbiamo perso, perché l’atto di inginocchiarsi solo per rispetto dei propri avversari è qualcosa di assolutamente vuoto, inutile, un gesto svilito del suo significato e ridotto ad un simbolo ridicolo.

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Abbiamo vinto, siamo in semifinale. L’Italia ha battuto il Belgio 2 a 1. Una partita ad alta tensione, che ha tenuto gli italiani con il fiato sospeso per 97 minuti. Abbiamo vinto i quarti, ma a ben vedere la nostra è una vittoria un po’ amara: vincere una partita è diverso dal vincere nella vita vera. In realtà, abbiamo perso ben altro che un match.

Abbiamo perso perché ci sono pochi momenti in cui gli italiani si sentono davvero tali, e uno di questi è quando ci sono gli Europei o i Mondiali. E queste settimane, invece di essere vissute come momenti di gioia e di coesione, sono state venate di polemiche, sollevate tra i primi dal segretario del Pd Enrico Letta, che ha rimproverato gli Azzurri per la loro mancata solidarietà al movimento Black Lives Matter; a prescindere dalla tirata d’orecchi, condivisibile o meno, va detto che inginocchiarsi contro il razzismo, è un’opportunità ed è contemporaneamente un diritto. Non può diventare un dovere, una sorta di obbligo morale, magari fortemente “consigliato” dal Letta di turno.

C’è anche da dire, però, a prescindere dai rimproveri, che sicuramente non ci ha fatto una gran bella figura la FIGC che, “prendendo le distanze”, ha voluto precisare che il gesto di inginocchiarsi delle cinque riserve prima di Italia-Galles, è stata una mera scelta personale e non concordata dalla Federazione. Poi, non è stata certo gradevole la sequela di eventi che si sono avvicendati nei giorni successivi: dal sapere che Bonucci, nel pre-partita di Italia-Austria a questo inginocchiamento, ci doveva ancora pensare (!), alla solenne dichiarazione del capitano Chiellini, sempre prima di Italia-Austria che lui, loro (i giocatori), il “nazismo” lo combattevano diversamente; astenendosi opportunamente dal precisare le modalità di questo combattimento “fuori campo” e magari, già che c’era, di correggersi sul mostro da combattere che è il razzismo e non il nazismo. Ma quando sembrava non si potesse toccare di più il fondo, stonata, è arrivata la dichiarazione dei nostri giocatori, che hanno deciso di inginocchiarsi, ma non contro il razzismo: il brusco cambio di direzione, annunciato all’indomani della vittoria del Belgio contro il Portogallo, ha portato gli Azzurri ad inginocchiarsi solo per rispetto dei giocatori avversari belgi. Grottesco. E certo il confronto è impari, se si fa il confronto con le azioni dei giocatori di basket della Nazionale italiana, che prima della sfida preolimpica con Porto Rico, erano tutti lì inginocchiati, in silenzio, senza traccia di polemica.

Abbiamo perso. Abbiamo perso perché le polemiche delle ultime settimane hanno dato luogo a episodi davvero rivoltanti, che a pensarci bene Chiellini, parlando erroneamente di “nazismo”, in realtà non aveva usato termini impropri: basti vedere che ne è stato del murales di Harry Greb, modificato da attivisti del Blocco Studentesco con un immagine in stile fascista, sostituendo il giocatore inginocchiato con uno in piedi che fa il saluto romano.

Abbiamo perso, perché l’atto di inginocchiarsi solo per rispetto dei propri avversari è qualcosa di assolutamente vuoto, inutile, un gesto svilito del suo significato e ridotto ad un simbolo ridicolo. Abbiamo perso, perché questo accade quando si pretende che l’educazione civica la si debba imporre a mo’ di orientamento ideologico o di conformismo linguistico, inteso come rispetto formale di ciò che non si sente realmente. Questo non significa però che il razzismo e i simboli non abbiano importanza. I simboli hanno senso quando portano a qualcosa che non siano parole sterili.

I simboli? E le manifestazioni? Tutte sacrosante, tutte personali e tutte (si auspica) sentite. Il gesto di stasera però, è stato tutto, tranne che sentito. Inutile, come quando la voglia di indignarsi non è accompagnata da fatti, che a quanto pare, stasera non ci sono stati. Solo gesti. Vuoti. Noi, italiani, abbiamo perso, tutti.

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