Prime sospensioni per gli operatori sanitari non ancora vaccinati contro il coronavirus. A due mesi dal decreto, che ha introdotto l’obbligo vaccinale anti-Covid per i professionisti della sanità, sono arrivate le prime sospensioni da parte delle Asl. Gli Ordini professionali, gli ospedali e le Rsa hanno fornito i nominativi di tutti i medici e gli infermieri delle diverse strutture sanitarie.
In Emilia Romagna sono oltre 14mila gli operatori sanitari che ancora non sono vaccinati, quasi l’8% del totale; segue la Sicilia con 9.214 (6,5%) e poi la Puglia con 9mila (6,5%).
La Puglia, però, è una delle Regioni più attive per quanto riguarda le sospensioni, infatti, a fine maggio a Brindisi 5 dipendenti dell’Azienda sanitaria sono stati sospesi dal lavoro senza stipendio perché hanno rifiutato il vaccino anti-Covid.
Ci sono poi i casi di chi, già sanzionato, ha provato a fare ricorso. Pochi giorni fa il giudice del lavoro ha dato ragione alla Rsa ‘Villa Belvedere’ di Crocetta del Montello (Treviso), dopo che cinque operatori no-vax sospesi dal lavoro avevano fatto ricorso contro il provvedimento della Rsa.
Interviene sull’argomento Pietro Giurdanella, presidente dell’Ordine degli infermieri della provincia di Bologna: “Dobbiamo fare una riflessione, dai dati delle tabelle dell’ultimo report ci sono alcune Regioni che hanno zero nella tabella degli operatori sanitari non vaccinati, mi pare davvero strano. Poi voglio dire che è possibile che alcuni colleghi non possano fare il vaccino anti-Covid per motivi di salute, immunodepressi o pazienti ematologici. In questi mesi al nostro Ordine sono arrivate diverse segnalazioni di infermieri, liberi professionisti, che hanno avuto difficoltà a vaccinarsi, ad esempio chi lavora per l’Inps. Detto questo noi abbiamo sempre detto, senza se e senza ma, che il vaccino va fatto. Indipendentemente dalla legge sull’obbligo, c’è una deontologia che va rispettata. Al momento, ancora non ci sono arrivate segnalazioni dalle Asl, ma credo che arriveranno a breve e siamo pronti ad intervenire“.
Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao-Assomed, il sindacato dei medici del Servizio sanitario nazionale, aggiunge: “In Italia i medici non vaccinati sono davvero pochissimi.[…]. Quando lo scorso anno qualcuno diceva che la percentuale dei medici ‘no-vax’ poteva arrivare anche al 20%, io ho sempre detto che non era possibile. Chi è stato in prima linea e ha visto in faccia il virus e la malattia ha pochi dubbi, se non nessuno. Per chi è dipendente del Ssn, è inaccettabile non vaccinarsi e su questo siamo sempre stati chiari. La questione sicurezza nei confronti dei cittadini è fondamentale, soprattutto oggi che gli ospedali devono tornare a essere pienamente operativi. Dobbiamo ricordarci che abbiamo un’altra epidemia da affrontare ed è quella dei malati non Covid.[…]. Se gli operatori sanitari non si vaccinano mettono a repentaglio la ripresa delle visite e degli interventi, perché la legge prevede che chi non è immunizzato può essere spostato ad altro incarico non a contatto con il pubblico o di finire sospeso a casa“.
Su Twitter il commento del virologo dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, Roberto Burioni, sul dato degli oltre 45mila operatori sanitari non vaccinati per i quali stanno arrivando i provvedimenti: “Incredibile, doloroso ma indispensabile per la sicurezza dei pazienti. Forse bisognerebbe guidare tutti questi sanitari verso un lavoro differente, più adatto a loro“.
“Quando invoco misure severe contro i non vaccinati (per scelta) vengo attaccato violentemente da persone di estrema destra. Mi stupisco perché il primo vaccino ‘moderno’ fu reso obbligatorio in Italia nel 1939 (difterite)“, ha proseguito Burioni in un altro tweet.