La distribuzione della cannabis legale o light avanza ma resta sempre un tema controverso sul quale si discute e si dibatte molto. Ieri infatti non sono mancate le dispute tra gli esponenti di destra di Una Bologna che cambia e del Movimento Nazionale e le Sardine, mentre era in programma a Bologna la manifestazione ‘6mila piantine’, organizzata con l’associazione Meglio legale ai Giardini Margherita, per la distribuzione di piante di cannabis legale.
Cannabis light e Sardine: la manifestazione ‘6mila piantine’ e la reazione degli esponenti di destra
La disapprovazione dei militanti di destra nei confronti delle tesi sostenute dalle Sardine è stata forte, sui cancelli dei Giardini Margherita è stato attaccato uno striscione con scritto su “Sardine le vostre priorità sono nullità”. Forte disappunto come scrivono in una nota, verso la “legalizzazione della cannabis, il Ddl Zan e lo Ius Soli”.
La reazione delle Sardine è stata equilibrata, la risposta sulla loro pagina Facebook ufficiale, agli esponenti di destra, è basata sui dati: “Per i neofascisti parlare di legalità è una nullità noi parliamo di questo: 8 miliardi di indotto per lo Stato tolto alle mafie; 40mila nuovi posti di lavoro; 6 milioni di consumatori che possono fruire di un prodotto sicuro e controllato senza rischi per la propria salute”.
“Migliaia di giovani sottratti dal contatto diretto con la criminalità organizzata; liberare uomini mezzi e risorse della giustizia per fare una vera guerra alla droga, contro le sostanze più pericolose e contro i grandi narcotrafficanti – si legge ancora -; l’apertura dei cannabis shop ha causato una riduzione dello spaccio del 14%”.
Cannabis light, cosa è successo nei mesi di maggio e giugno
Ci si chiede cosa accadrà di nuovo nel mese di luglio in merito alla distribuzione della cannabis legalizzata dal momento che è da maggio che un po’ in tutto il mondo sembra verificarsi il pieno riconoscimento della cannabis e delle sue proprietà nelle diverse sfere della quotidianità.
Nel mese di maggio tutti i sostenitori della cannabis light sono stati “accontentati” attraverso “la cannabis di cittadinanza”. È vero che sono state coinvolte solo alcune città italiane in questa iniziativa, come Milano, Torino, Firenze, Roma, Monza e Catania, ma è anche vero che è un grande passo avanti rispetto al passato.
A farsi promotrice di questo progetto e a prendersene la responsabilità di tutti i pro e contro è la società “JustMary”, la più importante società italiana di delivery di cannabis light che in pochi anni si è affermata come leader nel mercato della consegna a domicilio delle infiorescenze destinate a rilassare chi le assume.
In cosa consiste l’iniziativa di Just Mary
Complice il lockdown, che ha reso tutti da un anno a questa parte più nervosi e stressati, la JustMary ha deciso di distribuire un certo numero di dosi di infiorescenza, regalando una serata di serenità a chi vive un momento di difficoltà, economica o psicologica. “Ad ogni nucleo famigliare che aderirà all’iniziativa”, ha raccontato Matteo Moretti, Ceo di JustMary “regaleremo 1 grammo di cannabis light legale. Unico requisito è possedere un Isee per il 2020 al di sotto dei 40mila euro”.
È possibile aderire al progetto inviando la documentazione via chat al loro sito o attraverso un’autocertificazione. La cannabis light di cittadinanza può essere chiesta una volta al mese, con tanto di recapito a domicilio dalle 18 a mezzanotte. Tutto gratis. E anonimo. La consegna al momento è possibile solo nelle città menzionate e avviene entro 45 minuti, assicurano. Il servizio è attivo dalle 18 alle 24 e la consegna avviene direttamente a casa grazie a fattorini della società che lavorano in borghese.
“Sarà nostra cura inviare i prodotti agli italiani che rispettano i requisiti. Andremo avanti fino ad esaurimento scorte”. È stato l’annuncio di Matteo Moretti, Ceo di JustMary.
Si tratta di una vera e propria operazione di marketing «solidale», infatti l’azienda ha ordinato ai fornitori mille confezioni da un grammo, se si considera che il valore sul mercato è di 10 euro ciascuna, oltre ai 5 per la consegna. La «JustMary» ha investito 180mila euro, quasi il 10% del fatturato (1 milione e 600mila euro) del 2020. Le mille confezioni omaggio vanno ad aggiungersi alle oltre 3mila consegne al mese, ciascuna per un valore di 40-50 euro.
Gli Stati Uniti d’America, Amazon e Cannabis
Perfino Amazon, colossal delle vendite online, ha deciso di eliminare i test per le assunzioni: maggiori pause di lavoro (Time off Task) e nessun test della cannabis per assumere un lavoratore. Una nuova policy dunque? Sì, a quanto pare, si riparte dagli Stati Uniti. Dal punto di vista lavorativo Amazon si è ridimensionato e ha deciso che i dipendenti avranno diritto ad una pausa più lunga nei magazzini statunitensi.
Amazon non solo ha allungato i tempi del «Time off Task» ma è anche a favore di una proposta di legge statunitense per legalizzare la cannabis a livello federale. In passato, ha affermato il responsabile del retail, Dave Clark, che molti datori di lavoro hanno penalizzato i candidati per essere risultati positivi al test per l’uso di marijuana. Considerando come stanno cambiando le leggi statali negli Stati Uniti, si sta modificando la rotta. A marzo Amazon è stata accusata di aver violato la legge di New York per aver sottoposto i candidati ai test per l’uso di marijuana ormai vietati.
Morale della favola Amazon «sosterrà attivamente» la legalizzazione della marijuana a livello federale, il Marijuana Opportunity Reinvestment and Expungement Act («MORE Act»).
Attualmente la cannabis light è diventata utile anche nel mondo della cosmesi. Se un tempo parlarne significava associare questa pianta a scopi “stupefacenti” ora gli si riconosce non solo la sua funzionalità nel settore tessile, nell’edilizia, per la produzione di carta, in campo medico, nella realizzazione di una particolare plastica, come combustibile ma anche nel campo cosmetico, come antiossidante e calmante per la pelle.
Ecco cosa rende la cannabis “light”
Attenzione però, la Cannabis light si contraddistingue da quella “normale” per la presenza e la quantità di thc che sta per delta-9-tetraidrocannabinolo.
Partiamo dal presupposto che esistono tre grandi varietà di Cannabis: indica, sativa e ruderalis. Le differenze sono determinate dalle dimensioni delle piante, dalle concentrazioni dei suoi principi attivi e, di conseguenza, dagli effetti indotti dall’uso dei loro derivati.
Ciò che rende illegale in molti paesi la Cannabis è la percentuale superiore allo 0.2 del delta-9-tetraidrocannabinolo o THC. Si tratta di una sostanza psicotropa, capace di ridurre i dolori, di funzionare come stimolante dell’appetito, di ridurre la nausea. Se l’utilizzo della Cannabis non prevede un alto livello di THC ma è al disotto dello 0,2% allora si può definire “legale” così come previsto dalla legge 242 del 2016, la cosiddetta cannabis light.
Cannabis light e CBD
Al suo interno è presente un grande quantitativo di CBD (cannabidiolo) in grado di attenuare i problemi ottenendo effetti positivi su chi soffre di patologie come cefalee, stati d’ansia, infiammazioni e tanto altro ancora. Inoltre detiene anche proprietà anticonvulsivanti, utili per la gestione e la riduzione di crisi epilettiche.