giovedì, 25 Aprile 2024

Vaccini, caos Aifa: confermata 1 dose entro 6 mesi dalla guarigione. Attesa per AstraZeneca agli under50

Prima fa e poi disfa, smentita la comunicazione apparsa ieri nelle faq sul sito dell'Agenzia Italiana del Farmaco.

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L’Aifa, in un primo momento, ha decretato che gli anticorpi del Covid19 proteggono anche dopo 3 mesi dalla malattia, per cui sarà sufficiente ricevere solo una prima dose di vaccino; allo scadere dell’anno dalla malattia è possibile fare 2 dosi.

Successivamente ha rettificato una sua stessa comunicazione: gli italiani guariti dal Covid potranno fare una sola dose di vaccino soltanto entro i sei mesi e non entro l’anno come invece scritto in un aggiornamento delle faq apparso ieri sul sito dell’Agenzia italiana per il farmaco. Quindi chi è guarito da Covid19 riceverà 1 sola somministrazione entro i 6 mesi, diversamente, dopo dovrà ricevere anche la seconda dose.

Nelle faq del sito Aifa, ora modificate, era stato scritto: “Le persone che hanno avuto una infezione da SARS-CoV-2 confermata da test molecolare (o antigenico di terza generazione), sia con sintomi sia senza sintomi riceveranno un’unica dose di vaccino somministrata almeno tre mesi dopo la guarigione. Al contrario, riceveranno le due dosi, se si tratta di persone immunocompromesse o che seguono una terapia immunosoppressiva. Se la guarigione è avvenuta da oltre un anno, saranno somministrate entrambe le dosi, nelle modalità previste da ciascun vaccino. Si sottolinea l’inutilità di test sierologici o molecolari prima e dopo la vaccinazione”.

Intanto oggi si attende la conferma del ministro della Salute, Speranza, sulla possibilità di continuare a somministrare AstraZeneca ai più giovani attraverso gli open day. Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco: “Stiamo discutendo in queste ore, l’Aifa il suo parere l’ha dato, ieri ci siamo riuniti con il Cts, ma credo che adesso la responsabilità – sia del parere che della comunicazione – spetti al ministero della Salute. Noi abbiamo una regola di condotta e posso anticipare che su questo sarà il ministro a pieno titolo a dire quale sarà la decisione”.

La supposizione più plausibile che ci si aspetta è il divieto di somministrazione di AstraZeneca alle fasce più giovani (sotto i 30) soprattutto se donne, in quanto target in cui il rapporto rischio-beneficio a favore del farmaco si riduce di molto visti i casi seppure rarissimi di trombosi verificatisi.

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