martedì, 16 Aprile 2024

Fatture false e finte assunzioni: 5 arresti confiscati beni per 7 milioni di euro

Per i reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, falsa dichiarazione, indebita compensazione di imposte ed autoriciclaggio.

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Nella giornata di oggi la Guardia di Finanza di Modena, con il supporto di quella delle province di Bergamo, Brescia e Verona, ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare personale, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Modena su richiesta del Pubblico Ministero, a carico di 5 persone (tre in carcere e due agli arresti domiciliari), quattro uomini ed una donna italiani, tra cui un professionista, residenti in provincia di Bergamo.

I soggetti sono indagati a vario titolo per le ipotesi di reato di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, infedele dichiarazione, indebita compensazione di imposte ed autoriciclaggio.

Contemporaneamente sono state eseguite diverse perquisizioni ed è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo per la confisca fino al chiarimento della somma dell’imposta evasa, pari a circa 7 milioni di euro.

I provvedimenti cautelari sono stati emessi all’esito di un’indagine approfondita condotta dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Modena che ha consentito di disgregare le attività illecite di tre società: due con sede nella provincia di Modena ed una nella provincia di Brescia. Le aziende, ufficialmente operanti nel settore edile furono create con l’unico scopo di assumere solo sulla carta del personale per poi essere utilizzate come centri di imputazione di tasse, oneri fiscali, contributivi, previdenziali ed assistenziali.

Gli obblighi, tutti fittiziamente conformati attraverso un sistematico ricorso a indebite compensazioni create attraverso l’utilizzo di crediti inesistenti fatti grazie all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Oltre al vantaggio fiscale, gli indagati riuscivano ad ottenere anche il regolare rilascio del D.U.R.C. e, quindi, ad abbassare significativamente i costi di gestione dell’impresa, ad offrire a vari committenti manodopera a prezzi inferiori rispetto ad onesti imprenditori.

Le attente attività investigative, eseguite anche grazie indagini bancarie, pedinamenti, utilizzo di sistemi di GPS, appostamenti ed intercettazioni è stato possibile sradicare questo schema evasivo e risalire al vero amministratore di fatto dei soggetti giuridici, gestiti in precedenza da portanomi.

Inoltre, gli accertamenti hanno permesso di ricostruire che a fronte degli accreditamenti finanziari sui conti delle “società strumento”, venivano, disposti bonifici a favore di conti correnti esteri (ungheresi, romeni e croati) intestati a soggetti economici stranieri, con causali commerciali risultate riferite a operazioni inesistenti, con l’unico scopo lo smobilizzo del denaro ed il rientro nelle mani dei soggetti incriminati.

 

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