Il Perù è tornato alle urne per scegliere chi guiderà il Paese. Al ballottaggio, la Señora K di Fuerza popular, Keiko Fujimori, raggiunge il 50,3% dei voti, mentre Perù libre di Pedro Castillo resta un passo indietro con il 49,7%. Una differenza minima, solo lo 0,6%, che equivarrebbe ad una parità tecnica.
I peruviani hanno sperimentato un’instabilità politica senza precedenti negli ultimi anni: ben cinque presidenti in cinque anni. La vincitrice o il vincitore di queste elezioni dovrà occuparsi di un Paese disilluso e martoriato: il Perù ha registrato, nel 2020, tra i più alti tassi di mortalità pro capite al mondo per Covid19, un’impennata catastrofica causata da decenni di sottoinvestimenti nel sistema sanitario che ha avuto ripercussioni anche sul prodotto interno lordo.
A contendersi la guida del Perù sono rimasti Keiko Fujimori e Pedro Castillo. La prima, ex deputata del partito di destra Forza Popolare, è figlia del dittatore Alberto Fujimori, accusato di crimini contro l’umanità e corruzione; la sessa Keiko è stata detenuta per due volte per corruzione. La Señora K ha promesso di disseppellire le politiche pro-mercato e di adottare il pugno di ferro contro chi minaccia la sicurezza del paese, specialmente il Sendero Luminoso, organizzazione di guerriglia maoista. Per molti peruviani, la corsa di Fujimori è solo un tentativo per assicurarsi l’immunità.
Pedro Castillo, noto per essere stato un membro di un controverso gruppo di autodifesa che proteggeva le comunità rurali dagli attacchi del Sendero Luminoso, ha assicurato che, se eletto, rinegozierà i contratti con le redditizie compagnie minerarie ed energetiche aumentandone le tasse. Obiettivo di Perù libre è anche la riscrittura della Costituzione che sancirà una fine della “sottomissione” dei peruviani agli Stati Uniti e a tutte le istituzioni finanziarie internazionali.