“Sono ostaggio di un sistema senza regole”, afferma l’imprenditore Marco Zennaro, detenuto da due mesi in Sudan in condizioni disumane.
L’azienda di Marco Zennaro produce trasformatori elettrici ed è in affari con il Sudan da oltre 25 anni. Nel 2021 l’azienda Zennaro ha problemi con un contratto di vendita e prodotti e l’imprenditore Marco Zennaro, si dirige a marzo 2021 in Sudan per risolvere la questione. Solo che, a pochi giorni dal suo arrivo, viene arrestato e messo per dieci giorni ai domiciliari in hotel; qui si mette in contatto con Ayman Gallabi, titolare di un’azienda di distribuzione, per pagare 400mila euro in cambio del suo rilascio.
In aeroporto però viene arrestato e dal primo aprile è detenuto in cella in un commissariato di Khartoum. Zennaro racconta di “otto ore nei sotterranei del tribunale di Khartoum, al buio, senza un bagno, senza acqua e nessuna possibilità di comunicare”. Gli avevano detto che sarebbe andato in albergo e si è ritrovato in una cella sotterranea. L’imprenditore veneziano è rinchiuso da oltre due mesi in Sudan.
Si racconta, dopo due mesi, il 2 giugno, all’indomani della visita della Farnesina, in un resoconto inviato ai familiari. Le condizioni sono tremende: “Siamo tutti ammassati. Sembra di stare in un forno dove la temperatura raggiunge i 50 gradi”. Dopo un’ora e mezza di tragitto Zennaro arriva in carcere e, confessa, “Ho paura. Non so cosa mi aspetta”. Continua: “Mi hanno fatto attraversare il settore degli omicidi, spacciatori e criminali: un inferno di 700-800 corpi ammassati uno sull’altro”.
Infine è stato messo in cella con persone con diversi reati penali, più di 200. Le sue condizioni sono degenerate e i suoi compagni di cella si sono presi cura di lui.