martedì, 8 Ottobre 2024

Italia, 2 giugno 1946: le donne al voto nasce la Repubblica

L'Italia festeggia la nascita della Repubblica: una Nazione libera, democratica e giusta. Una data che ha cambiato per sempre le sorti di ognuno di noi.

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“Volgendo lo sguardo al nostro passato ci si accorge di quanto cammino sia stato fatto dalla Repubblica per garantire agli italiani democrazia, libertà, benessere, giustizia, diritti, qualità della vita”, Sergio Mattarella.

Sono passati 75 anni dal giorno in cui, nella nostra Italia, è stata ufficialmente proclamata la Repubblica, subito dopo il referendum del 2 e 3 giugno, col quale i cittadini italiani avrebbero dovuto scegliere il destino della Nazione: Monarchia o Repubblica? Era il 1946, un anno importante non solo per il risultato ottenuto ma anche perché, per la prima volta, alle urne si recarono anche le donne, alle quali era stato riconosciuto il diritto al voto nel 1945. Da quel momento, il 2 giugno è stato scelto come ‘data simbolo’ per festeggiare la Repubblica in Italia.

Referendum, il risultato
A votare erano 24.946.878 italiani – l’89% degli aventi diritto al voto; le schede valide erano 23.437.143; mentre quelle nulle 1.500.753. Numeri importanti che permisero, il 10 giugno 1946, nella “Sala della Lupa”, a Montecitorio, la proclamazione della vittoria della Repubblica: 12.717.923 italiani avevano definitivamente scelto le sorti della loro Nazione. All’epoca, se vogliamo entrare nel dettaglio, analizzando numeri e risultati, si manifestò una divisione interna all’Italia – forse la prima di una lunga serie – in particolar modo tra Nord e Sud: il primo aveva una preferenza repubblicana, il secondo, invece, monarchica.

La festa al tempo del Covid-19
Il volto dei festeggiamenti cambia: nonostante non ci saranno sfilate dinanzi alla folla e cerimonie, l’Italia non rinuncia a celebrare questo giorno. E i protocolli tradizionali, così come l’anno scorso, hanno subito alcune modifiche, causa l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella  dopo aver deposto la corona commemorativa sull’Altare della patria – il Milite Ignoto simbolo di tutti i caduti in guerra, non assisterà alla parata militare, rimandata, si spera, al prossimo anno. Confermati, invece, il volo delle Frecce Tricolori e, nel pomeriggio nei Giardini del Quirinale, il concerto aperto al pubblico dei complessi bandistici dei corpi militari – Marina, Esercito – e della Polizia; sempre rispettando le regole del distanziamento e con posti ridotti.

Mattarella parla all’Italia, 1° giugno
Durante la mattinata del 1° giugno, Sergio Mattarella, nella piazza del Quirinale, ha assistito al Cambio della Guardia con la sfilata del Reggimento Corazzieri a cavallo e della Fanfara del IV Reggimento Carabinieri. Il Capo dello Stato ha partecipato anche all’inaugurazione di Largo Carlo Azeglio Ciampi, sul lungotevere Aventino, dedicato al suo predecessore.

“Il progresso realizzato dalla Repubblica Italiana in questi settantacinque anni è stato straordinario. Ci ha accompagnato una condivisione di valori e di prospettiva con le numerose Nazioni con le quali abbiamo cooperato. È questa dimensione del multilateralismo – radicata nella nostra Costituzione – che ha espresso l’autentica vocazione del nostro Paese: contribuire a realizzare un mondo in pace, in cui i diritti della persona e dei popoli trovino piena attuazione, secondo regole assunte dalla comunità internazionale. Si tratta di diritti inalienabili e indivisibili. Ogni atto di forza contro di essi danneggia la causa della pacifica coesistenza e del sereno sviluppo di relazioni basate sul rispetto del diritto internazionale”.

Mattarella, oltre a ringraziare l’Orchestra, il maestro Hrůša e il ballerino Roberto Bolle, ha voluto ricordare “Carla Fracci, che con le sue straordinarie doti ha reso lustro al mondo della danza a livello internazionale”.

Il 2 giugno è una giornata importante non solo per gli adulti, ma anche per i più piccoli, affinché conoscano il vero significato che, questa data, ha rappresentato per la determinazione del loro futuro. Se quel giorno, quegli italiani, non avessero scelto la Repubblica, forse oggi saremmo nella mani di un monarca, o peggio di un dittatore. Invece, adesso, siamo liberi di continuare a scegliere cosa vogliamo essere. Abbiamo l’opportunità di affidarci – quando questa non ci delude – alla giustizia. Abbiamo i nostri diritti da difendere, ma allo stesso tempo da esercitare. E i doveri, quelli da rispettare affinché la nostra Nazione vada nel verso giusto. E poi siamo democratici, non permettendo a nessuno di scegliere al nostro posto.