Benjamin Netanyahu potrebbe lasciare la carica di premier di Israele dopo dodici anni al potere. È questo lo scenario che si sta configurando, dopo le dichiarazioni dei leader del partito di destra nazionalista Yamina, Naftali Bennet e del partito centrista israeliano Yesh Atid, con a capo Yair Lapid.
Bennet ha annunciato che proverà a formare un governo di unità con Lapid. Lo scopo, è quello di far uscire Israele dalla situazione di conflitto in cui si trova ormai da troppi anni. “Farò del mio meglio per formare un governo” ha detto. E spiega di aver preso la decisione per evitare che il paese torni al voto per la quinta volta in due anni.
“Intendo lavorare con tutte le mie forze per costruire un governo di unità nazionale insieme al mio amico Yair Lapid”, ha continuato. “Per riportare Israele sulla strada giusta”, nonostante, come lui stesso ha ammesso, ci siano delle differenze di idee tra i due. Tuttavia, entrambi condividono la stessa determinazione a lavorare insieme per il bene del Paese.
Il leader di Yamina ha poi continuato: “Questo Paese funzionerà solo se ci uniamo tutti insieme. L’unità è sempre stata l’arma segreta di Israele sin dalla sua fondazione”, ha detto. “Nessuno dovrà rinunciare alla propria ideologia, ma tutti dovranno rimandare la realizzazione di alcuni dei loro sogni”.
“Ci concentreremo su ciò che può essere realizzato, invece di discutere su ciò che non può essere realizzato”. Non solo non è un governo di sinistra ma sarà un po’ più a destra di quello attuale”, ha aggiunto. “Non faremo ritiri e non consegneremo territori”.
Benyamin Netanyahu ha attaccato Bennet, accusandolo di “imbrogliare” gli israeliani e di organizzare “la truffa del secolo”. “Nessuno avrebbe votato per te se avesse saputo cosa avresti fatto”, ha sottolineato Netanyahu. “Questo governo “sarà debole e danneggerà la capacità di deterrenza di Israele. Gli israeliani volevano me, il governo della sinistra rappresenta un pericolo”.
I leader hanno tempo fino a mercoledì per finalizzare un accordo che dovrà ricevere il via libera dal Knesset, il parlamento monocamerale dello stato ebraico.
Chi è Naftali Bennet
Bennet, è ormai assodato, non ha nessuna intenzione di palacare le ostilità verso gli arabi. Nel suo primo discorso alla Knesset, del 12 febbraio 2013, da soldato, aveva affermato
che per lui una cosa è certa: “Non c’è spazio nella nostra piccola ma stupenda terra dataci da Dio, per un altro Stato”.
Dopo le vicende di guerra di quella estate a Gaza, dichiarò “Quello che è accaduto dovrebbe spingere ogni persona, o politico, che crede nella soluzione dei due Stati come una possibilità fattibile, a cambiare idea”.
Lo stesso Bennet, nel 2014, all’indomani di un attentato in una sinagoga per mano di Hamas, in cui persero la vita 4 ebrei, aveva chiesto ad Israele di lanciare “un’operazione militare a Gerusalemme est per sradicare le infrastrutture del terrore”.
Per lui ogni mezzo è lecito se è funzionale a perseguire l’obiettivo supremo: colonizzare e impedire la nascita di uno Stato palestinese sovrano e con un territorio omogeneo, anche se minuscolo.