mercoledì, 9 Ottobre 2024

Strage Mottarone, il Gip: “Dipendenti potevano rifiutarsi”. Migliorano le condizioni di Eitan

Ulteriori dettagli lasciano intuire che a breve potrebbero essere iscritti nel registro degli indagati anche altri dipendenti della società che gestisce la funivia del Mottarone. 

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La tragedia di Mottarone lascia inspiegabili perché senza risposta e l’amaro in bocca. “Si sarebbe potuta evitare”, ripete dentro di sé ognuno di noi, ma difficile capire cosa effettivamente sia andato storto. Errore umano? Leggerezza nelle prove di manutenzione? Cedimento strutturale? Usura dovuta al continuo “stress” da strappo subito dalla fune?

Le risposte certe tardano ad arrivare e ciò che rimane è solo il dolore.

Se tutto fosse andato bene, oggi Eitan, il bimbo israeliano di 5 anni ancora in prognosi riservata, non sarebbe stato l’unico superstite di una strage. Eitan migliora, si legge nella nota dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino, che fa sapere: “rimarrà in Rianimazione per precauzione. Se non ci saranno complicazioni nei prossimi giorni verrà sciolta la prognosi”. Eppure, Eitan pagherà per sempre un prezzo troppo alto: rimasto solo al mondo, senza ricordo alcuno della propria famiglia.

Le ultime indagini in corso, condotte dal, gip di Verbania, hanno portato ai domiciliari il caposervizio Gabriele Tadini, scarcerando Luigi Nerini, il gestore dell’impianto, e Enrico Perocchio, direttore di esercizio.

Ulteriori dettagli però, lasciano intuire che a breve potrebbero essere iscritti nel registro degli indagati anche altri dipendenti della società che gestisce la funivia del Mottarone.

“I dipendenti potevano rifiutarsi di bloccare il freno”, ha dichiarato il Gip, a seguito di vari interrogatori con i tecnici presenti anche lo stesso 23 maggio, giorno dell’incidente. Di fatto, gli addetti alla funivia del Mottarone sapevano della prassi del caposervizio Gabriele Tadini di lasciare inseriti i ceppi per bloccare il sistema frenante, ma forse potevano rifiutare di assecondarla.

“Valuteremo in che termini sapevano dell’uso dei forchettoni”, ha detto a Radio ‘Veronica One’ la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi, e “valuteremo se hanno consapevolmente partecipato o se si sono limitati ad eseguire indicazioni provenienti dall’alto”.

Le indagini continuano, le famiglie colpite cercano risposte.

E intanto oggi, tutto il Piemonte si è fermato per un minuto a mezzogiorno nella giornata di lutto proclamata dal presidente della Regione, Alberto Cirio, a una settimana dalla tragedia.