Sono previste per oggi le udienze di convalida del fermo nei confronti dei tre indagati per la tragedia del Mottarone. Intano secondo le ammissioni di uno dei tre indagati, i registri sarebbero stati puntualmente falsificati, i problemi della funivia erano ben noti ma si ovviava per evitare la chiusura. La fune si sarebbe strappata proprio nel punto di incontro della testa con la ruota della funivia, dal primo esame pare che la fune fosse usurata.
Gabriele Tadini, Luigi Nerini ed Enrico Perocchio, rispettivamente capo del servizio, gestore e direttore della funivia del Mottarone saranno interrogati oggi in carcere dal Gip Donatella Banci Bonamici, nell’udienza di convalida del fermo.
Tadini ha già ammesso le sue colpe. Secondo quanto dichiarato, avrebbe manomesso il freno di emergenza con il forchettone per ovviare un’anomalia del sistema frenante.
“Ho corso il rischio ma l’ultima cosa al mondo che pensavo è che si potesse rompere il cavo traente”, ha dichiarato in carcere nel colloquio di ieri col suo legale Marcello Perillo. “È pentito”, ha aggiunto il difensore preannunciando che chiederà i domiciliari.
Nell’ultimo mese, le corse senza freni abituali. La cabina numero 3 dell’impianto della funivia Stresa-Mottarone aveva i freni di emergenza disattivati non solo domenica 23 maggio, giorno della tragedia, ma anche il giorno prima, sabato 22 maggio. E, stando a quanto avrebbe detto Tadini, la situazione di emergenza andava avanti da un mese.
La decisione di non attivare il dispositivo di sicurezza dei freni è legata al fatto che il sistema segnalava in modo costante un problema ai freni. Ossia una perdita di pressione che faceva scattare le ganasce quindi fermava la corsa.
Tadini ha dichiarato che “tale scelta di inibire il sistema frenante era stata soltanto sua, senza avvisare nessuno, né il titolare Luigi Nerini, né il direttore di esercizio l’ingegnere Enrico Perocchio”.
Inoltre, avrebbe falsificato i registri della funivia. Lo avrebbe fatto anche il giorno della tragedia dopo aver avvertito alcuni rumori sospetti provenire dalla cabina che di lì a poco sarebbe precipitata.
“Gabriele Tadini, il responsabile dell’impianto della funivia del Mottarone, annotò il falso nel registro giornale” parlando di “esito positivo dei controlli” sul funzionamento dei freni, sia il 22 che il 23 maggio, giorno della tragedia. Malgrado avesse “sentito provenire dalla cabina un rumore-suono caratteristico riconducibile alla presumibile perdita di pressione del sistema frenante della cabina che si ripeteva ogni due-tre minuti”. Lo scrivono i pm nella richiesta di custodia cautelare, contestando al solo Tadini anche il reato di falso.
Intanto, la Procura di Verbania ha firmato la richiesta di custodia cautelare per i tre indagati. Il rischio è che, continuando a lavorare in questo settore potrebbero rimettere in pericolo la sicurezza pubblica e quindi reiterare il reato.
I Carabinieri hanno sequestrato ulteriori documenti dalla sede della funivia. Ora, occorrerà capire se gli addetti fossero o meno consapevoli delle conseguenze che poteva avere l’attivazione dei forchettoni sulla sicurezza e l’incolumità dei passeggeri. Se sì, si potrà procedere con nuove iscrizioni nel registro degli indagati.
Giorgio Chiandussi, insegnante di Ingegneria meccanica e aerospaziale al Politecnico di Torino, in qualità di consulente della Procura, dovrà stabilire la causa che ha portato alla rottura del cavo.
Sembrerebbe che il tratto che ha ceduto è la testa fusa, ossia il punto in cui si aggancia la cabina. Secondo gli investigatori sarebbe stata usurata e avrebbe ceduto. Il freno di emergenza manomesso non sarebbe entrato in funzione.
Intanto ieri il piccolo Eitan, unico superstite della tragedia, ha parlato per la prima volta. “Dove sono mamma e papà?“, ha chiesto ai parenti che erano lì con lui. A loro toccherà il compito più duro di dirgli che genitori e fratellino non ci sono più.
Le condizioni del piccolo, che “è sveglio” e ha accanto la zia e la nonna, sono “stabili, ma la prognosi resta riservata”. “Il torace è ancora contuso e la situazione addominale non permette ancora di rialimentarlo” – precisano i medici. “Per questa ragione il bimbo rimane in Rianimazione ancora qualche giorno”.
I Vigili del Fuoco regalano ad Eitan un elmo con il suo nome. In una nota, i Vigili del Fuoco hanno dichiarato: ”Il dramma della funivia a Stresa ha colpito tutti, vigili del fuoco per primi, segnati da un intervento di soccorso duro dal punto di vista operativo e tremendo sotto quello emotivo. Da domenica il pensiero è rivolto al piccolo Eitan, unico sopravvissuto, con la speranza di tutti che il piccolo possa riprendersi in fretta”.