giovedì, 10 Ottobre 2024

Tragedia del Mottarone: fune spezzata e freni bloccati causa del disastro

I tre fermati per la tragedia della funivia del Mottarone resteranno in carcere: ora indagini su fune spezzata e freni bloccati. Al vaglio anche i dipendenti

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l procuratore Olimpia Bossi e il pm Laura Carrera hanno trasmesso al gip Donatella Banci Buonamici la richiesta di convalida del fermo di Luigi Nerini (proprietario di Ferrovie del Mottarone), il direttore dell’esercizio Enrico Perocchio e il capo servizio Gabriele Tadini che è pronto ad ammettere domani davanti al gip di Verbania di aver disattivato il sistema frenante con la scelta dei forchettoni per evitare il blocco della cabina. “Ho corso il rischio ma l’ultima cosa al mondo che pensavo è che si potesse rompere il cavo traente”, avrebbe detto in carcere oggi al suo legale Marcello Perillo. Il difensore lo ha definito pentito, dichiarando che chiederà i domiciliari.

I tre fermati per la tragedia della funivia del Mottarone resteranno in carcere  continuando a lavorare in questo settore potrebbero ripetere il reato ed arrecare danno alla sicurezza pubblica.

I Pm nella richiesta di custodia cautelare, hanno scritto che, Gabriele Tadini, il responsabile dell’impianto della funivia del Mottarone, annotò il falso “nel registro giornale” parlando di “esito positivo dei controlli” sul funzionamento dei freni, sia il 22 che il 23 maggio, giorno della tragedia, nonostante avesse “sentito provenire dalla cabina un rumore caratteristico riconducibile alla presumibile perdita di pressione del sistema frenante della cabina che si ripeteva ogni due-tre minuti”.

Gli inquirenti stanno anche verificando la posizione della squadra di operai addetti all’impianto: sarà necessario capire se fossero o meno consapevoli delle conseguenze che poteva avere l’attivazione dei forchettoni sulla sicurezza e l’incolumità dei passeggeri. Questo potrebbe portare a nuove iscrizioni nel registro degli indagati, come per esempio di chi ha avuto il compito di effettuare la manutenzione e la revisione dell’impianto e della cabina.

Giorgio Chiandussi, insegnante di Ingegneria meccanica e aerospaziale al Politecnico di Torino, nominato consulente della Procura, è arrivato nel luogo dell’incidente insieme ai Carabinieri per osservare da vicino la fune spezzata e l’attacco dei cavi della cabina precipitata dal Mottarone, dovrà stabilire la causa che ha portato alla rottura del cavo. Il cavo tranciato non sembrerebbe presentare anomalie visibili e non si esclude che verrà contattato il produttore per ulteriori confronti. I controlli di manutenzione risultano in regola e non si sarebbero mai riscontrati problemi in precedenza.

Eppure la fune su cui era attaccata la cabina numero 3, che presentava il blocco dei freni, si è spezzata e ora è in un area sotto sequestro. Il cosiddetto ‘forchettone’, la ganascia che blocca i freni di emergenza, è stato coperto con un grande telo su indicazione di Chiandussi, che oltre ad analizzare gli elementi meccanici si è recato nelle varie stazioni della funivia: quelle di partenza, di arrivo e intermedia. Tra le ipotesi c’è la possibilità che la fune si sia sfilacciata a causa dei ‘forchettoni’ inseriti per non far azionare il freno d’emergenza.

Intanto, i sanitari dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino, dove è ricoverato Eitan, il bambino di 5 anni unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, hanno reso noto che la zia è vicino a lui. Le condizioni del piccolo sono stabili, chiede dei genitori, ma la prognosi resta riservata. “Il torace è ancora contuso e la situazione addominale non permette ancora di rialimentarlo – precisano – “Per questa ragione il bimbo rimane in Rianimazione ancora qualche giorno”.