mercoledì, 24 Aprile 2024

Ancona, operazione “No Credit”: sequestrati beni per oltre 6 mln di euro denunciate 27 persone

Smascherata una frode fiscale nel settore della cantieristica navale, sequestrati beni per oltre 6 milioni di euro, denunciate 27 persone tra imprenditori e professionisti.

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È delle scorse settimane il sequestro preventivo effettuato dalla Polizia Economico-Finanziaria di Ancona, su beni e disponibilità finanziarie dal valore di oltre 6 milioni di euro.
Risultano indagate nove società, di cui quattro con sede legale nella provincia di Ancona e cinque in Campania, e sette persone per reati fiscali commessi a partire dal 2016.

Due anni di indagini hanno fatto luce su 27 persone e 21 società sparse tra le province di Ancona, Napoli, Roma, Milano, Salerno, Caserta e Chieti.
Ciò che è emerso riguarda un sistema di frode consolidato e ben collaudato che ha consentito alle imprese coinvolte di non versare i contributi previdenziali e assistenziali di oltre 6 milioni di euro.
Lo stratagemma basato su compensazioni fraudolente con crediti IVA inesistenti creati ad hoc da altre società conniventi o “cartiera”, ha toccato il settore della cantieristica navale e operative nei sedimi portuali di Ancona, Monfalcone (GO), Marghera (VE), Savona e Castellammare di Stabia (NA).

Per venire a capo dell’indagine è stato necessario eseguire verifiche fiscali in sette Regioni diverse, con perquisizioni, acquisizioni documentali, oltre 20 rapporti finanziari con approfonditi accertamenti bancari presso svariati istituti di credito e intermediari, nonché circa 140 gigabyte di dati digitali; è emerso che fossero stati generati alti crediti IVA, ma inesistenti o sopravvalutati artificiosamente.
L’esempio lampante risiede in un macchinario scovato dai finanzieri in un capannone, mai entrato in funzione, ma venduto e fatturato come “brevetto” dal valore di 12 milioni di euro.

Risultano quindi denunciati alla Procura della Repubblica di Ancona 27 persone (Di cui sette professionisti 5 ragionieri, un commercialista e un consulente del lavoro) ritenute responsabili del reato di “indebite compensazione”, residenti nelle provincie di Brindisi, Milano, Roma, Catania, Latina, BAT e Chieti.

Questo tipo di strategia consentiva alle imprese coinvolte di omettere il pagamento dei contributi previdenziali e delle imposte, in maniera tale da guadagnare maggiore competitività sul mercato, in virtù di un fraudolento abbattimento dei costi.

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