Global Health Summit, tenutosi ieri a Roma, ha coinvolto i leader del G20, scienziati, organizzazioni internazionali e società civile; come risultato finale ha prodotto una “Dichiarazione di Roma“. “Vaccinare tutti, ovunque, adesso” sono state le parole d’ordine per Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e del Premier Mario Draghi.
Dal Presidente del Consiglio italiano la proposta: “Sospendiamo i brevetti”, una misura “mirata, limitata nel tempo e che non metta a repentaglio l’incentivo ad innovare per le aziende farmaceutiche”. Idea inizialmente lanciata dal presidente americano Biden, che si è inserita trovando l’approvazione anche del francese Emmanuel Macron, dello spagnolo Pedro Sanchez e della cancelliera Angela Merkel. Benché, il brevetto sia su comunque su base volontaria.
La presidente della Commissione Ue è determinata a “garantire il sistema di proprietà intellettuale”, e annuncia che a giugno sarà possibile intraprendere anche una “terza via”: l’impegno delle tre grandi case farmaceutiche americane in gioco – Pfizer, Moderna e Johnson&Johnson – a mettere a disposizione 3,5 miliardi di dosi per i Paesi poveri per il biennio 2021-2022.
Precisa che non si tratta di donazioni, ma della vendita a prezzo di costo agli Stati a basso reddito e a prezzo ridotto a quelli a medio reddito. Nel dettaglio, Pfizer metterà a disposizione 2 miliardi di dosi, di cui 1,3 per il solo 2021, Moderna fino a 995 milioni e J&J fino a 500 milioni.
L’Unione Europea, secondo quanto affermato da Draghi, donerà 100 milioni di dosi entro il 2021, Francia e Germania ne promettono 30 milioni ciascuna attraverso il programma Covax, e l’Italia 15, più altri 300 milioni di euro di sostegni finanziari per aiutare i Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, a produrre vaccini in proprio anche col contributo di aziende farmaceutiche italiane.
Il presidente cinese Xi Jinping, promette altri 3 miliardi di dollari in aiuti per i prossimi 3 anni e conferma che Pechino contribuirà ancora a fornire “al mondo” dosi dei suoi preparati anti-Covid, dopo i 300 milioni già donati a diversi Paesi, in quella che è stata ribattezzata la “diplomazia dei vaccini” volta ad allargare la propria sfera di influenza sfruttando la crisi sanitaria mondiale.