mercoledì, 24 Aprile 2024

Blue Whale, istiga minorenne a procurarsi ferite e dolore: 25enne condannata a un anno e mezzo

Una ragazza di 25 anni si spaccia per “curatore” dell’orribile gioco mortale chiamato “Blue Whale”. La vittima è una minorenne di Palermo che ha dovuto provocarsi violenza fisica per superare il livello. Condannata la 25enne a un anno mezzo.

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Oggi si è concluso il primo e unico processo al Tribunale di Milano per una ragazza accusata di aver preso parte alla “Blue Whale Challenge” prendendo il ruolo di “curatore”:la condanna per lei è di un anno e mezzo di reclusione.

La giovane di 25 anni è stata accusata di aver commesso atti persecutori e violenza privata per aver interpretato il ruolo di “curatore” nel terribile gioco della “Blue Whale Challenge”. Si tratta di sfide mortali vendute come “gioco segreto” che ha provocato svariati decessi, in più parti del mondo.

La “Blue Whale” comprende più sfide del terrore, dedicate alla violenza fisica e alla manipolazione psicologica afflitta dai “curatori” tramite social con le varie sfide. Queste pratiche sono destinate ai giovani definiti “scarti biologici” che, a detta di chi gestisce le regole, “meritano di morire”. La sorte finale era, appunto, la morte.

La 25enne, seguendo le regole del “gioco”, ha costretto una minorenne di Palermo a infliggersi dei tagli sul corpo e a mandarle le foto come prova per superare il livello: questo era solo il primo step delle 50 sfide che avrebbe dovuto superare.

Angela Martone, il giudice monocratico della nona sezione penale, ha deciso la sentenza: un anno e mezzo, con pena sospesa e non menzione con le accuse di atti persecutori e violenza privata aggravata.

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