sabato, 20 Aprile 2024

Vaccino Pfizer, la parola degli esperti: meno morti se si ritarda la seconda dose

Prolungare il tempo di somministrazione della seconda dose di vaccino comporta dei benefici. Lo sostiene uno studio scientifico statunitense, pubblicato sul British Medical Journal.

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Dopo congetture di ogni tipo sui tempi di somministrazione della seconda dose di vaccino, arrivano le parole degli esperti.

Alcuni giorni fa il direttore medico di Pfizer Italia, Valeria Marino, consigliava di attenersi ai protocolli dei vaccini per il quale sono stati autorizzati. Infatti, il vaccino Pfizer è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni e per ipotizzare un allungamento dei tempi per la seconda somministrazione, secondo la Marino, si può solo effettuare una valutazione, basandosi sull’esperienza umana. Il direttore inoltre aveva condiviso il suo pensiero sulla possibilità di una terza dose necessaria.

Quella che era solo una esigenza organizzativa, dettata dall’opportunità di ampliare la platea dei vaccinati allungando i tempi per la seconda dose a 42 giorni, ora è una soluzione supportata da uno studio scientifico statunitense, pubblicato sul British Medical Journal.

Secondo lo studio, infatti, ritardare la somministrazione della seconda dose del vaccino, per favorire e far somministrare la prima dose a un numero maggiore di persone, riduce fino a un quinto il numero dei decessi da coronavirus. È stata simulata, infatti, l’evoluzione “reale” di un modello basato su 100mila americani adulti, a cui era stata somministrata solo la prima dose del vaccino, che offre l’80% di protezione dal virus, i morti sarebbero un numero esiguo, pari a 207 su 100mila persone.

Con la somministrazione, invece, della seconda dose del vaccino in base all’arco di tempo previsto dalla casa farmaceutica, i morti salirebbero a 233 ogni 100mila persone.

Sembrerebbe dunque, che rimandare la somministrazione della seconda dose comporti dei benefici. Si specifica, però, di mantenere elevato il tasso di vaccinazione al giorno, tra lo 0,1 e lo 0,3 per cento della popolazione.

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