mercoledì, 24 Aprile 2024

Reggio Calabria, blitz contro la ‘Ndrangheta: sequestrati 15 milioni di beni 15 denunciati

Operazione dei Carabinieri di Reggio Calabria contro la 'Ndrangheta, sequestrati beni per 15milioni di euro, 15 persone indagate per riciclaggio ed autoriciclaggio, violazione delle norme sulle accise e fatturazione per operazioni inesistenti

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I Carabinieri di Reggio Calabria hanno sequestrato beni per 15milioni di euro nell’ambito dell’operazione chiamata “Metameria”, coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e dai pm della Direzione Distrettuale Antimafia – Dda Stefano Musolino, Walter Ignazitto e Domenico Cappelleri. Lo rende noto l’ufficio stampa dell’Arma con un comunicato arrivato in redazione.

Il provvedimento è stato emesso dal Giudice per le indagini preliminari nei confronti di 5 società e del loro patrimonio aziendale: la “Panoramic Stop di Penna Vincenza & Co”, l’impresa individuale “Api di Iannò Francesco”, la “Eco. F.a.l. di La Valle Egidio e Francesco, la “Logam – Logistica per l’ambiente” e la “BM Service”.

Inoltre, quindici persone sono state denunciate in stato di libertà per riciclaggio ed autoriciclaggio, violazione delle norme sulle accise e fatturazione per operazioni inesistenti. Già il 16 febbraio scorso, nell’ambito della stessa operazione, il Gip aveva emesso 28 ordinanze di custodia cautelare contro la cosca Condello.

Fondamentali sono state le dichiarazioni di Roberto Lucibello, collaboratore di giustizia, ex socio dell’imprenditore Francesco Giustra. Lucibello era stato arrestato a febbraio per concorso esterno. Dai verbali, risulta che Francesco Iannò, un imprenditore calabrese operante nel settore della distribuzione dei carburanti, titolare di due impianti.

L’accusa che pende su di lui è quella di aver reimpiegato capitali con l’emissione di documenti fiscali attestanti operazioni inesistenti riferibili ad una frode nel settore della vendita di carburanti. Secondo quanto emerso, lo avrebbe fatto con la complicità di soggetti condiscendenti.

Secondo i pm, sarebbe grazie a loro che Iannò ha potuto disporre del carburante “in nero” sottratto alla compagnia petrolifera e e poi rimesso nella rete di distribuzione da lui controllata.

Oltre a questo, è emerso che Iannò avrebbe sovrafatturato forniture a alcune imprese, restituendo poi in contanti la differenza tra il prezzo effettivo e quello rappresentato. In questo senso, anche i clienti potrebbero aver avuto la loro parte nell’agevolare l’attività di riciclaggio.

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