venerdì, 19 Aprile 2024

“Earthphonia”, un’opera per il mondo che verrà. Intervista a Max Casacci

Impegno ambientalista e ricerca dei suoni della natura nel nuovo progetto multimediale del chitarrista dei Subsonica

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Il nuovo lavoro di Max Casacci viene presentato così: “un disco senza strumenti musicali, che trasforma i suoni della natura in ritmo, melodia e orchestrazione. Un libro che racconta il pianeta, dando voce agli ecosistemi”. Earthphonia, è un progetto che oltre al disco include anche un libro, un viaggio bellissimo fatto di suoni, immagini, parole illustri che ci traghettano in mondi da sogno quasi al limite dell’immaginazione.

Ciao Max, parliamo di “Earthphonia”, che cos’è esattamente, come sei arrivato a realizzare questo progetto che non è solo musicale ma anche un libro e tanto altro

Speriamo che porti bene allora, sicuramente questo 2021 da qualche parte dovrà pur portarci! Allora, parliamo prima del progetto musicale perché viene prima del libro, la premessa è che ormai mi occupo da più di dieci anni di estrarre musica dai rumori e dagli ambienti sonori, inizialmente per la Biennale di Venezia  del 2011 ho iniziato a farlo con l’ausilio di strumenti elettronici e non elettronici, nel percorso ho abbandonato l’uso degli strumenti e mi sono rapportato solamente con i suoni e rumori dell’ambiente urbano perché è stato sempre il mio riferimento, sia per quanto riguarda la musica, i testi e l’ispirazione, solo di recente per una serie di eventi concatenati mi sono ritrovato a lavorare con i suoni degli ecosistemi della natura. È iniziato casualmente due anni fa durante una vacanza sull’isola di Gozo vicino Malta, ho incontrato delle pietre di una antica scogliera, dico antica perché queste pietre erano suonate nell’antichità per alcune strane ritualità, sono delle pietre in grado di riprodurre dei suoni a dispetto della loro natura di pietra, di masso su di una scogliera vertiginosa e meravigliosa. Io e l’amico con cui ero in vacanza, un sound healer, ma contemporaneamente anche artista visivo, entrambi dotati, colpa le rispettive deformazioni professionali, di registratore digitale e fotocamera, ci siamo messi sotto il sole cocente a percuotere queste pietre di cui avevamo sentito parlare. Alla fine della giornata di registrazione  mi rendo conto che allineando i file sonori delle registrazioni che tutte le pietre sono magicamente intonate tra di loro come una antica orchestra preistorica e mi nasce naturalmente un brano ma anche un video, perché avevamo la videocamera. Questo brano e video vengono visti da Michelangelo Pistoletto, celeberrimo artista, che mi chiama e mi chiede se sarei in grado di comporre un brano musicale,  se sarei stato in grado di realizzare un brano musicale strutturato anche un po’ orchestrale, utilizzando esclusivamente i suoni dei fiumi di Biella, il luogo dove risiede la sua città dell’arte per un installazione sonora sull’acqua. Quando ho detto si ero inconsapevole di quello che stavo dicendo ma poi ho realizzato questo brano con i suoni dei fiumi di Biella e da li inizia questa relazione con i suoni della natura che mi porterà anche a sonorizzare la zona del Delta del fiume Po,  che mi porterà poi a sostenere una Onlus che si occupa di salvaguardia  e tutela degli oceani, a realizzare un brano con i suoni  e con le vocalità dell’oceano, in tutto questo arriva il lockdown, nella sua prima fase, quella forse più pura, dove la reazione verso questa catastrofe globale erano più intensa. Mi viene in mente di provare ad immaginare una musica per il mondo che verrà dopo,  fatta esclusivamente con i suoni della natura, fatta anche per spingere tutti i movimenti giovanili, come per esempio i Friday for Future,  fatta anche nella consapevolezza che ci siamo chiusi in casa nel momento in cui stava suonando un campanello di allarme e che sta continuando a risuonare anche oggi, ci sono delle scadenze che non possiamo ignorare per la sopravvivenza su questo pianeta, insomma una serie di cose che mi hanno portato a pensare di poter articolare una serie di esperienze in forma di album che si è evoluta anche in un libro con la partecipazione di voci molto importanti.

Dall’impegno ambientalista alla musica a metà strada tra l’ambient e la conceptronica ed un libro che ospita tanti nomi noti coma Mario Tozzi, con cui hai scritto il libro, ma ci sono anche Stefano Mancuso, Michelangelo Pistoletto, Mariasole Bianco, Carlo Petrini e Vasco Brondi.  Come è strutturato questo lavoro, quali sono le connessioni

Sono arrivato ad un certo punto durante il lockdown, qui si  parla ovviamente più di un anno di lavoro, e bisogna pensare a questi brani, a questi suoni della natura, come  ritmi, melodie ed orchestrazioni. Una natura vibrante, possente, non proprio di sottofondo. Chiaramente per ottenere delle melodie dai suoni della natura si usano diverse tecniche di base del campionamento, il campionamento granulare l’esaltazione dello spettro armonico, tutta una serie di cose  che di certo non ho inventato io ma le ho applicate in modo particolare con una modalità che si avvicina di più alla musica pop,  perché poi è vero che non ci sono le canzoni ma è anche vero che ci sono le vocalità della natura, come per esempio c’è il lupo che canta, la balena che diventa un pianoforte, lo Zifio che è un cetaceo,  l’uccello spatola, il cuculo e così via, tutta questa roba mi ha portato via tutto il 2020. Succede che, attraverso il confronto ed il dialogo con una serie di persone che mi hanno introdotto ai vari ecosistemi, faccio un esempio Mariasole Bianco, che è una biologa marina molto importante e che ha scritto un libro bellissimo che si chiama “Pianeta Oceano” ed è lei che dirige questa Onlus che si chiama Worldrise, per la quale ho scritto il pezzo “OCEANBREATH“,   poi c’è Stefano Mancuso, tra gli studiosi più importanti per quanto riguarda l’intelligenza vegetale, lui mi ha fornito il rumore che emettono le radici nel terreno. Le piante  suonano per orientare i loro spostamenti, da qui ho estratto tutte le armoniche per tutta una serie di strumenti immaginari che descrivono la foresta vista dall’esterno ma vista anche sottoterra, dove la foresta svolge la sua più intensa attività cognitiva e via dicendo, Carlo Petrini di Slowfood per esempio, insomma tutti questi incontri hanno generato dei contenuti, hanno generato dei dialoghi, una serie di scoperte che sono stato io il primo a fare con mio grande stupore. Questa cosa non la volevo solo su un formato fluido, su Spotify o in streaming,  volevo anche un oggetto, che restituisse spazio a tutti quelli che hanno collaborato, uno spazio per i dialoghi e contestualizzazioni. Ecco che ad un certo punto dalla fragilità di un oggetto come il CD, che sta quasi per scomparire, per intercessione dell’editore di Slowfood, nasce un oggetto iper-contemporaneo, che è una specie di “iper-libro” che contiene il cd ma contiene anche tutto un percorso di QR Code che rimandano direttamente ai brani, contiene una copertina che attraverso un filtro Instagram, si rivela tridimensionale, ci si viaggia attraverso. La foto la trovate sulla mia pagina Instagram e tutta una serie di percorsi che portano ad una video gallery inserita nelle pagine di questo libro. Alla fine quello che doveva essere un semplice cd, oggetto desueto praticamente, si trasforma in un oggetto super contemporaneo, una specie di iper-libro dove trovano spazio i racconti, i resoconti di come sono stati realizzati questi brani, i dialoghi con tutti questi personaggi che sono un dream-team mica da ridere,  che averli voluti  mettere insieme a tavolino non ci sarei riuscito! E come dicevi tu, c’è una voce importante dell’ambientalismo e di una lettura scientifica degli ecosistemi e dell’ambiente, quella di Mario Tozzi, che ha dato  voce a tutti gli ecosistemi che io ho messo in musica, per esempio c’è la descrizione del brano delle pietre ed il racconto che ho fatto prima e lui comincia il capitolo con “Ciao siamo le pietre…”.

E’ un viaggio meraviglioso, quanta energia c’è nel tuo racconto, c’è anche il tuo impegno ambientalista per una emergenza che continuiamo a vivere tutt’oggi, ma a livello emotivo come ti sei sentito coinvolto, quanto ti ha portato lontano questa esperienza

Io non sarò mai abbastanza grato alla musica in generale per avermi sempre portato lontano, partendo dagli anni 80 della mia città dove si  voleva solo scappare.  Scappavamo con la musica,  immaginavamo altri scenari,  altri luoghi,  inizialmente lo facevano soprattutto per quello fino ad arrivare al lockdown. Fuori dalla finestra vedevo una città completamente bloccata, vedevo persone espresse in forma di sagome dietro le finestre, immaginandole spaventate,  un po’ come  lo eravamo un po’ tutti quanti e appena mi mettevo le cuffie alle orecchie ed iniziavo ad intonare pesci e cetacei che cantano in coro (perché esistono pesci che cantano in coro in Earthphonia!), venivo trasportato in un’altra dimensione, in un altro posto dello stesso pianeta, dove le cose non erano per niente bloccate, a contatto con una realtà dinamica e pulsante che era quella della natura, paradossalmente in quei momenti stava riprendendo i suoi spazi. Ho fatto un 2020 a metà strada tra la realtà quotidiana che stavo vivendo e questi luoghi,  dalle cime delle montagne alle profondità degli abissi, le foreste, le pietre, sono entrato nell’oscurità dell’alveare delle api, mi sono addirittura comprato una tuta da apicultore per poter mettere i microfoni dentro le arnie ed estrarne un brano di musica, musica barocca in onore della regina delle api! È  stato un viaggio bellissimo in un momento particolare, senza questo momento particolare forse non avrei mai avuto il coraggio di intraprenderlo.

Ascoltando il tuo racconto mi piacerebbe partecipare ad un live del tuo album, immaginando un set tra musica, letture ed un video che vanno in sincro. Tornando ad “Earthphonia” ho visto che sul web c’è tutto, si possono recuperare molte informazioni

Sulla mia pagina youtube si trovano delle declinazioni in forma di video molto belle secondo me (ok non devo essere io a dirlo, ride ) devo dire che il lavoro che ha fatto Marino Capitanio, sia per la grafica del libro, sia per la realtà aumentata che si trova nella copertina del libro, sia per quanto riguarda la parte video che porterò anche dal vivo, è stato fatto un lavoro eccezionale. Diciamo che è stato un ulteriore coautore, ha costruito degli oggetti immaginari, che hanno sembianze naturali ma che non esistono a sottolineare che il sotto testo di questo libro anche in chiave ambientalista mette al centro lo stupore capace di generare quell’empatia nei confronti di quegli ecosistemi  che noi dovremmo proteggere,  in un momento in cui sembra persistere invece la voce più del timore. È  necessario essere preoccupati,  ma questo stato d’animo non è capace da solo di generare soluzioni, ecco che Earthphonia si affianca a questa lettura di mobilitazione nei confronti dell’emergenza,  uno sguardo più empatico nei confronti della natura che è fatto dallo svelamento di piccoli elementi di stupore,  esattamente come  lo sono questi piccoli oggetti  quasi da Wunderkammer, che si trovano nella copertina. Scoprire che i cetacei si accarezzano attraverso le onde sonore è una cosa stupefacente, che esistono pesci che possono cantare in coro, che le api prendono decisioni democratiche danzando è un’altra cosa incredibile. Tutte cose che ho collezionato nelle pagine del libro man mano che ne venivo a conoscenza, è un viaggio che io ho fatto per primo all’interno dell’elemento della vita naturale.

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