venerdì, 29 Marzo 2024

Recovery Plan, gli ambientalisti: “Non è un piano incisivo per il clima”

Il Piano, secondo gli ambientalisti non è significativo per il clima, in particolare lo giudicano " Non incisivo in decarbonizzazione e allocazione risorse"

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C’è ancora tanta strada da fare per trasformare i programmi che ogni Paese ha elaborato per il bene dell’ambiente in realtà effettiva perciò il clima continuerà a soffrire. Lo stesso Piano di Ripresa e Resilienza italiano, composto da numerose riforme, che puntano a rendere più forte la pubblica amministrazione, il sistema produttivo, intensificare gli sforzi per la lotta alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze, focalizza parzialmente l’attenzione sulla questione del clima, infatti sono intervenuti alcuni ambientalisti.

Non è un piano significativo per il clima; non riesce a identificare nei settori della decarbonizzazione il volano per la ripresa economica sostenibile e non è incisivo nell’allocazione delle risorse e nelle riforme per innovare i settori pilastro della decarbonizzazione“: questo il giudizio di alcune organizzazioni ambientaliste ( Wwf, Greenpeace, Transport & Environment, Legambiente e Kyoto Club.)

E sappiamo bene, ormai, di cosa stiamo parlando: la decarbonizzazione consiste nella riduzione di emissioni di gas serra con l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, proteggere le foreste e combattere così il cambiamento climatico. Questa dovrebbe essere una priorità per la salvaguardia dell’ambiente, del clima e della salute degli esseri viventi.

“Le risorse classificabili come ‘verdi’ appaiono marginali nella transizione energetica e scollegate da una strategia climatica” commentano le ong, “Le spese anche quando indirizzate nei settori giusti, non rispondono a valutazioni di impatto e criteri di efficacia rispetto agli obiettivi“. Il messaggio è molto chiaro: gli interventi sono insufficienti, i provvedimenti devono essere più significativi ed efficaci e un investimento in un settore fondamentale come questo richiede una particolare attenzione. Non è un regalino a placarli perché si tratta di una problematica che interessa tutti e non ci si può permettere altri disastri considerando quello che da mesi stiamo trainando.

Il parere degli ambientalisti tocca punti più specifici:Manca una governance che metta in relazione le misure con gli obiettivi climatici, in termini di spesa, impatto e monitoraggio. Si sottolinea come il significativo budget del piano per l’alta velocità è assegnato e monitorato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, unico proprietario di Ferrovie dello Stato. Manca proposta di una riforma della fiscalità che assicuri l’eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi alle fonti fossili e contestualmente identifichi nei principi di fiscalità ambientale i pilastri per la riforma fiscale da inserire nella legge delega prevista per Luglio”. 

Le mancanze non si fermano qui, i punti più critici sono stati citati al fine di essere considerati ed infatti le ong continuano: “Manca una proposta per la finanza verde come leva per lo sviluppo del Paese, connesso alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa che includa trasparenza, rendicontazione e l’adozione di una lista d’esclusione al finanziamento di infrastrutture per tutte le fonti fossili per le agenzie pubbliche Sace, Cdp e Invitalia

Sottolineano infine che “il piano di Ripresa indica un obiettivo di decarbonizzazione per l’Italia al 2030 del 51% senza che questo appartenga a strategie o policy nazionali pubbliche e concordate a livello europeo o internazionale”. Riferendosi al 2030, ci si rifà all’Agenda 2030, il programma d’azione per le persone e il pianeta volto allo sviluppo sostenibile. Un piano molto ambizioso rispetto alle condizioni in cui versa la nostra realtà, bensì indispensabile per un miglioramento delle condizioni climatiche e per la vita sul pianeta Terra.

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