martedì, 23 Aprile 2024

Caso Grillo, i genitori della studentessa: “Il video circola come un trofeo”

La rabbia dei genitori della ragazza che ha denunciato di essere stata stuprata dal figlio di Beppe Grillo

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Sono trascorse solo poche settimane da quando attraverso un video, Beppe Grillo, proclamava l’innocenza di suo figlio, Ciro, presunto responsabile di una violenza sessuale di gruppo ai danni di una studentessa, suscitando non poche polemiche.

La Rete ha reagito con offese a valanga sui social nei confronti della ragazza e, oggi, come denunciano i genitori si registra un altro triste tassello alla vicenda: Abbiamo appreso che frammenti di video intimi vengono condivisi tra amici, come se il corpo di nostra figlia fosse un trofeo: qualcosa che ci riporta a un passato barbaro che speravamo sepolto. Confidiamo nel fatto che tutto questo fango sarà spazzato via facendo emergere la verità. Abbiamo dato mandato al nostro legale di agire in sede giudiziaria contro tutti coloro che a qualsiasi titolo partecipano a questo deplorevole tiro al bersaglio”.

Così – attraverso il loro legale Giulia Bongiorno – i genitori della studentessa presunta vittima di stupro.

E se è vero che ‘denunciare è come andare in Guerra’, è altrettanto vero che è difficile restare in silenzio di fronte all’ingiustizia. “Non è facile rimanere in silenzio davanti alle falsità che si continuano a scrivere e a dire sul conto di nostra figlia, aggiungendo dolore al dolore: il nostro e il suo – aggiungono i genitori della ragazza – D’altro canto, sarebbe fin troppo facile smentirle sulla base di numerosi atti processuali che sconfessano certe arbitrarie ricostruzioni e che, per ovvie ragioni, non possono essere resi pubblici”

La diffusione e la detenzione di immagini intime che ritraggono un soggetto non consenziente è un reato, come recita  il testo del nuovo art. 612 ter c.p.: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da euro 5mila a euro 15mila. La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video di cui al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento”.

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