mercoledì, 9 Ottobre 2024

L’Aquila, truffe “romantiche” sui siti d’incontri: colpo alla mafia nigeriana 30 arresti

Una rete della mafia nigeriana individuata e disgregata nella zona dell'Aquila, svolgevano truffe "romantiche" su siti di incontri

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Disgregata un’organizzazione criminale “economica con modalità moderne” che puntava a realizzare, attraverso frodi informatiche e fondi ottenuti in maniera illecita, una serie di operazioni di riciclaggio in beni mobili e immobili. In altri termini, un sistema economico parallelo, apparentemente lecita, scoperto dalla Procura Distrettuale Antimafia dell’Aquila nell’ambito dell’inchiesta ‘Hello Bross’ – condotta dalla Squadra Mobile dell’Aquila, dalla Sezione di Polizia Giudiziaria e dal Servizio Centrale Operativo – che ha portato oggi all’arresto di 30 affiliati della mafia nigeriana appartenente alla Black Axe, presenti in 14 province italiane, con base operativa nel capoluogo abruzzese.
Altre 25 persone, nigeriane come gli arrestati, risultano indagate per associazione di stampo mafioso, finalizzato al compimento di numerosi reati tra cui traffico di stupefacenti, immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, truffe romantiche, truffe informatiche e riciclaggio, per un totale di quasi 100 capi di imputazione.
Avevano scelto l’Aquila non a caso, zona tranquilla dove truffe informatiche possono viaggiare a ciel sereno e dove si poteva lavorare in maniera indisturbata da casa, perché lavorare nell’ombra con un profilo basso rende di più. Capitanati da un 35enne nigeriano che dirigeva le loro attività criminali, si occupavano perlopiù di “truffe romantiche” su siti d’incontri, e per questo si sentivano intoccabili.Il capo di questo sodalizio era sbarcato in Italia nel 2014 a Pozzallo, nella provincia di Ragusa, con un barcone proveniente dalla Libia: era stato trasferito al Centro di prima accoglienza dell’Aquila dove è rimasto fino al 2016. Si era trasferito poi per un periodo di sei mesi a Reggio Emilia e, infine, tornato definitivamente all’Aquila dove ha dato inizio alla sua rete mafiosa.”Abbiamo finalizzato una lunga indagine contro una organizzazione mafiosa nigeriana. Le indagini non nascono dal nulla, ma da un terreno di conoscenze nel momento in cui si ragiona tanto sulla presenza e la integrazione degli stranieri in Italia, dobbiamo tener presente che non c’è integrazione senza regole”, ha detto il procuratore capo dell’Aquila, Michele Renzo, capo della Procura distrettuale antimafia abruzzese, nella conferenza stampa all’Aquila per illustrare la operazione che ha portato a sgombrare una pericolosa ed organizzata organizzazione criminale nigeriana.

“Le indagini sono partite nel 2018, ricostruendo con puntiglio l’attività di questa organizzazione che risponde agli schemi dell’associazione mafiosa, ovvero dominio di un gruppo, imposizione del dominio con l’uso della minaccia della violenza, capacità di imporre le proprie regole – ha aggiunto -. ‘Black Axe’ è una confraternita universitaria nata negli anni ’50 con le migliori intenzioni anti razzista e anti-colonialista, per poi degenerare in organizzazione mafiosa. Quando si pensa alla mafia nigeriana non dobbiamo pensare solo a spaccio e prostituzione, è una organizzazione che ha metodi sofisticati di criminalità economica. Una mafia che sta compiendo un ulteriore passo dalla violenza deflagrante che incide sugli individui alla violenza sul sistema, perché questo è la criminalità economica. Nelle intercettazioni ha trovato conferma la consapevolezza propria pericolosità, la necessità di non dare nell’occhio, aspetto a cui attribuivano moltissima importanza”.