giovedì, 25 Aprile 2024

Covid, abbandonati all’altare dal Governo: protesta di sposi e operatori per il “giorno più bello” – VIDEO

L'urlo disperato di operatori e promessi sposi. La manifestazione per chiedere qualcosa di straordinario: lavorare e unirsi in matrimonio

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Il grande giorno è arrivato. E non è quello del matrimonio, perché le cerimonie e i festeggiamenti di ogni tipo sono ancora bloccati, mentre tutto il resto d’Italia oggi riparte. È arrivato, però, il giorno in cui si chiedono a gran voce risposte.  

Questa mattina il comparto wedding italiano è sceso in piazza per avere riscontri dal Governo, che fino ad ora ha ignorato il grido disperato dell’intero indotto che ruota attorno al mondo dei matrimoni e degli eventi privati, fermo ormai da 14 mesi e totalmente bypassato dall’ultimo DL.  

Sono 12 le piazze italiane che hanno fatto da palcoscenico alla manifestazione nazionale organizzata da Unanime, in collaborazione con Federmep, Assoeventi e FEU, parallelamente una delegazione delle associazioni partecipa alla class action di Roma davanti a Montecitorio.  

Possiamo raccontarvi, tramite gli occhi della wedding planner Marita Campanella, associata a Federmep, l’accorato appello dei professionisti delle cerimonie, riuniti sul lungomare Nazario Sauro a Bari, davanti alla Presidenza della Regione.  

“Siamo tantissimi, musicisti, fotografi, planner, proprietari di atelier, agenzie di viaggio, fioristi, rappresentanti di tutte le categorie del comparto. Manifestiamo a distanza, ognuno nel proprio quadrato di sicurezza, con dress code total black. La nostra presenza è necessaria, ciò che chiediamo è straordinario: lavorare” ci dice la planner Campanella.

Arriva anche l’urlo dei musicisti, rappresentati dalla voce di Rino de Martino:”Stiamo recriminando il nostro diritto al lavoro. Ci hanno ignorato, nessuno ha alzato un dito per noi. Nel caos, facciamo da psicologi agli sposi, cerchiamo di rassicurarli. Ma se il Governo non ci da risposte, noi non potremo darle agli sposi, ormai in preda al panico.”

Nino Minafra, proprietario di un atelier, continua:”Siamo alla fine, allo stremo delle forze, fermi da un anno e mezzo, le vendite sono crollate; abbiamo bisogno di sostegni veri, accompagnati da un protocollo di sicurezza per la ripartenza.

“Purtroppo è all’ordine del giorno la chiamata degli sposi che rimandano il matrimonio al 2022, solo nel pomeriggio di sabato scorso, ne abbiamo ricevute sei di telefonate di questo tenore.” aggiunge una fiorista di “Boclea”. “Nell’incertezza e in mancanza di indicazioni, i matrimoni programmati per il 2020 e il 2021, rimandano all’anno prossimo, posticipando per la terza o quarta volta il proprio giorno più bello. Le tasse però noi continuiamo a pagarle, anche se gli incassi sono a -90%; se dobbiamo rimandare tutto al 2022, rimandiamo anche il pagamento delle imposte. Solo noi non possiamo aprire, è ingiusto.”

Il comparto quindi non si arrende e cerca, insieme ai Promessi Sposi dell’era Covid, risposte concrete. Se lo Stato continua a tacere, a fare la parte del Don Abbondio, quel che è certo è che quelli della Wedding Industry non rimarranno in un angolo a fare i bravi.

 

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