martedì, 23 Aprile 2024

Chiacchiere non ce ne vogliono, fatti sì. Musica maestro

C'è voluto molto tempo per arrivare a oggi, esattamente 150 anni.

Da non perdere

Non sarà un’avventura, e nemmeno l’ennesima nuova sfida. Il Quotidiano Italiano non è nato per gioco dai soliti 4 amici al bar, né tanto meno sarà una scalinata verso il paradiso o un’autostrada per l’inferno. Frasi fatte, intrise di retorica un tot al chilo per presentare il giornale che state leggendo, non ne troverete, così come non ce ne saranno nei tanti articoli che via via saranno pubblicati da queste colonne. Il Quotidiano Italiano, edizione nazionale, è il frutto di una precisa scelta. Imprenditoriale, editoriale, di vita. È il risultato di un modo di intendere questo maledetto mestiere come ormai quasi non si usa più.

Il nome, il marchio, il network de Il Quotidiano Italiano esiste già da 10 anni, strutturato sin dal primo giorno con una redazione nazionale e una serie di realtà locali. C’è stata Roma, Milano, Lecce, la Bat, che non ce l’hanno fatta, ma c’è Bari, dove tutto è iniziato e dove tutto ha resistito, a discapito delle avversità che lo hanno portato a un passo dal cessare di esistere per sempre. Più volte.

C’è voluto molto tempo per arrivare a oggi, ci sono volute notti insonni, litigi, discussioni violente, chilometri di asfalto e marciapiede. Le minacce, a volte perfino le pietre e gli schiaffi in faccia, nel senso fisico del termine. Soprattutto al direttore di bari.ilquotidianoitaliano.com Antonio Loconte, che con la sua caparbietà si è messo al timone di una vasca da bagno senza paracadute e l’ha trasformata in una nave da guerra.

All’inizio fingevano di non conoscerci, poi ci deridevano, poi ci denigravano in pubblico e in privato. Gli stessi, poi, si sono ritrovati indagati, arrestati, sbugiardati. I risultati delle inchieste portate avanti nel tempo sono ancora lì a dimostrarlo. Oggi la pagina facebook annovera 116mila like e 133mila follower, il profilo Instagram 18.500, il canale youtube conta oltre 260mila iscritti, tra video controcorrente, di denuncia, irriverenti. Piaccia o non piaccia. A tutti abbiamo cercato di offrire una telecamera e un microfono per poter dire la propria o chiedere aiuto. In molti casi ci siamo riusciti, in tanti altri ci stiamo ancora provando.

“Troppo grandi per essere piccoli e troppo piccoli per essere grandi”. Nel locale questa testata è diventata un caso di studio. A ottobre 2012 è uscito il primo articolo a firma del sottoscritto. Coi numeri di allora, in proiezione, avevamo calcolato 1 milione e mezzo di pagine lette all’anno. Nel 2020 google analytics ha sfiorato quota 33 milioni 400mila. Fatti, né più, né meno.

A gennaio dell’anno scorso Il Quotidiano Italiano ha cambiato editore, il nuovo inizio che stavamo aspettando dopo mesi di paghetta arretrata non pagata; subito dopo è scoppiata la pandemia del covid. Secondo qualcuno la parola fine per Il Quotidiano Italiano. Oggi, con il coronavirus che ancora tiene in scacco il Paese, è arrivato il momento di andare oltre.

Nato oggi con 150 di vita. In tre, si intende. Dall’altro lato della scrivania ci sono Eleonora e Raffaele; tengono in piedi la redazione di Bari, ingolfati di pezzi da scrivere che la metà basterebbe per riempire due cartacei, come poi fanno puntualmente ogni giorno, con sacrificio, stacanovismo e abnegazione impossibili da immaginare; fuori ci sono Antonio e Tino, a caccia come la madama, che puntualmente tornano carichi di servizi da montare e il doppio di “dietro le quinte” da raccontare; da questa parte, accanto, a gestire la redazione del nazionale, ci sono un fratello e una sorella fortissimi: 51 anni Carlo Chicco, XX anni Alma Sinibaldi (l’età di una donna non si dice), 48 anni il sottoscritto.

Membri di quella generazione che se lo è preso selvaggiamente in quel posto, che la pensione non la prenderà mai, che deve dire grazie ai genitori per quello che sono diventati e per la mano che danno ogni mese, almeno loro vaccinati grazie al cielo, perché di questo passo il nostro turno arriverà durante la decima ondata. Eppure, la voglia di fare domande e di ascoltare le risposte, resta quella del primo giorno. Di scuola o di redazione fate voi.

Guardando la home page si nota subito l’editoriale, accanto al pezzo di apertura. Negli online di oggi non si usa più, strizza l’occhio ai giornali di un tempo, un vezzo retrò se volete, ma che in qualche modo richiama il fascino di quando il giornalismo era un’arte nobile. Subito sotto, in Primo Piano, le notizie principali che scorreranno via via durante la giornata, e poi, sparato grosso in taglio alto il boxettone Cultura e Spettacolo. Una follia che non si era mai vista. Per noi è un tratto distintivo, fa parte della nostra identità. Ci sarà tanta musica su Il Quotidiano Italiano. Non ci credete? Provate a rileggere l’attacco di questo editoriale, oppure ad ascoltare il remix di Colapesce e Dimartino partorito dalla mente di Cerrone, o ad ascoltare l’intervista dal cantiere del palco con il direttore del Primo Maggio di Roma. Solo per citare qualche esempio.

Su questa nave sono passati in tanti, lettori e colleghi. Tutti hanno lasciato a bordo qualcosa, ma dal porto di Bari, da quel tacco senza il quale questo sgangherato Stivale per certi versi non si regge, a cui guardiamo con stupore senza ingenuità, per Il Quotidiano Italiano è arrivato il momento di salpare. Buona navigazione a tutti.

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