mercoledì, 24 Aprile 2024

Covid, alle imprese piace lo smart working

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Più del 50% continuerà a usarlo. Ma c’è bisogno di norme per regolarlo

“Più della metà delle imprese promuove lo smart working. Manca, però, un corpo di norme che regoli i momenti di connessione, disconnessione e riconnessione per non cadere nella “subordinazione tecnologica”.

È l’esperta in Diritto del lavoro, Alessandra Ingrao ad aver fatto presente la necessità di norme che regolino il “lavoro agile”, in occasione della Milano Digital Week.

Perché il lavoro attraverso uno schermo non si limiterà alle circostanze pandemiche ma sarà il ‘pane quotidiano’ per i dipendenti delle imprese che continueranno ad utilizzarlo, avendone riscontrato i vantaggi.

Questa modalità, definita “agile”, sarà portata avanti in particolare nel settore dei servizi e della manifattura, escludendo però le filiere produttive come quella alimentare, energetica e dei trasporti che necessitano del lavoro in presenza.

La giuslavorista Ingrao, docente presso l’Università di Milano, ricorda ai cittadini alcuni diritti fondamentali a cui possono appellarsi.

Innanzitutto, “nel 2017 lo smart working è stato definito dalla legge come una tipologia contrattuale regolata che dà vita ad una modalità di prestazione da remoto”, sottolinea, “molto diversa da quella che si è affermata in pandemia. Bisogna assicurare il diritto alla disconnessione, alla connessione e alla riconnessione”, facendo luce sui singoli aspetti.

Il diritto alla disconnessione fa capo al diritto del lavoratore di non essere reperibile e di non rispondere alle comunicazioni di lavoro durante il periodo di riposo, senza alcun tipo di conseguenza.

Per quanto riguarda invece la connessione, la docente spiega che resta a carico degli individui qualora l’azienda non ne supporti i costi; mentre la riconnessione è il diritto di ritornare in ufficio dopo la pandemia e poter contrattare le condizioni con cui tornare.

In definitiva, si rende necessario il contributo dei rappresentanti dei lavoratori nella definizione di norme che rendano realmente “agile” il lavoro e chiare le sue modalità. È questa la premessa per evitare la “subordinazione tecnologica”, della quale i cittadini si sono lamentati, sentendo il sovraccarico di un lavoro che è sembrato non avere fine in questi mesi.

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